(ANSA) – LONDRA, 22 MAR – Giornata campale per Boris Johnson nella saga del Partygate, lo scandalo sui ritrovi organizzati a Downing Street durante la pandemia in violazione delle restrizioni anti Covid imposte da lui stesso quando era al governo e che ha contribuito alle sue dimissioni da premier nell’estate scorsa. L’ex leader leader Tory è atteso infatti oggi da un’audizione, una sorta d’interrogatorio pubblico, dinanzi alla commissione bipartisan di Westminster, nota come Privileges Committee, che sta conducendo un’inchiesta per stabilire se egli abbia mentito deliberatamente a suo tempo su quelle vicende alla Camera dei Comuni: accusa che, in caso di verdetto negativo, potrebbe costargli una sospensione dal seggio di deputato o persino (in caso estremo) l’esclusione dal Parlamento, e comunque la fine di ogni ambizione di rivincita politica. BoJo si è fatto precedere da una memoria difensiva resa pubblica ieri improntata sostanzialmente a toni di sfida e che secondo i suoi detrattori ignora non rivela alcuna forma di rimorso o anche solo d’imbarazzo. Nel testo, preparato con un team di avvocati, l’ex primo ministro si limita ad ammettere che la Camera fu in effetti "fuorviata" dalle sue dichiarazioni iniziali sul Partygate, ma sostiene che queste furono fatte "in buona fede", senza la volontà di mentire in modo "deliberato" o con informazioni ritenute consapevolmente "avventate". Mentre nega che vi sia alcuna evidenza di avvertimenti rivolti direttamente a lui dai responsabili dello staff di Downing Street sulla possibile illegittimità di quegli eventi: salvo le accuse "non provate" ricevute dal suo ex super consigliere e guru della Brexit in disgrazia, Dominic Cummings, la cui testimonianza sarebbe viziata da "animosità" personale. (ANSA).