La chiusura di quattro centri civici a Como sta facendo discutere in città, in particolare nei quartieri coinvolti: Camnago Volta, Civiglio, Monte Olimpino e Tavernola. La giunta comunale ha preso questa decisione per tagliare i costi. Argomento che sta animando anche il dibattito politico. Si tratta di luoghi utilizzati da anziani o associazioni.
“Andiamo verso l’abbandono dei quartieri. Una prospettiva triste e inaccettabile che desertifica le occasioni di interazione sociale e aggregazione per i cittadini” avevano denunciato nei giorni scorsi i consiglieri Patrizia Lissi, capogruppo PD in consiglio comunale, e Luca Vozzella, consigliere comunale di Svolta Civica.
Lo stesso sindaco, Alessandro Rapinese, in diretta su Etv, rispondendo a un telespettatore è stato chiaro, ma ha lasciato comunque uno spiraglio aperto. “Per me è normale per me è normale chiudere dei centri che non vengono utilizzati o vengono utilizzati solo per qualche ora alla settimana”. Ha detto. “Dopodichè non è che le ho murate, nel senso che nel momento in cui ci fossero delle pianificazioni che possono andare incontro a un utilizzo reale, andiamo a valutarlo. Siamo qui non scappa nessuno”. Ha aggiunto Rapinese.
Piano di razionalizzazione delle scuole
Il primo cittadino, peraltro, attende per i prossimi giorni, i primi dati sul piano di razionalizzazione messo in atto durante l’inverno per contenere i consumi. Quindi parlando di risparmi Rapinese è tornato a parlare delle scuole e del relativo piano di razionalizzazione con l’annunciata volontà di chiudere alcuni plessi che al momento però non sono stati indicati. È in corso un’analisi in relazione agli spazi, al numero di alunni e ai costi di gestione degli edifici. “Stiamo andando avanti rapidamente e non è il caso di gettare la città in allarme”. Ha concluso Rapinese.