C’era attesa per l’ondata di maltempo che avrebbe dovuto investire la Lombardia. Sul Lago di Como la perturbazione si è però concretizzata solamente in qualche pioggia sparsa e fiocco in quota. Troppo poco per sanare la crisi idrica che ha caratterizzato l’ultima estate e che tutt’ora, in pieno inverno, non lascia presagire nulla di buono per il futuro. “Abbiamo una situazione di grande difficoltà” ha spiegato l’assessore regionale alla Montagna, enti locali e piccoli Comuni, Massimo Sertori. “Gli interventi recenti sul reticolo idrico, con le manovre effettuate per cercare di accumulare acqua, non sono bastati” ha aggiunto. Per questo motivo, dopo aver portato all’attenzione del Governo Meloni l’emergenza, è convocato giovedì il ‘tavolo’ con tutti gli attori coinvolti e coordinato da Regione Lombardia.
I dati relativi al Lario da ormai quasi due anni, sono preceduti dal segno meno. In base all’aggiornamento degli Enti regolatori dei grandi laghi, oggi si attesta a -9 centimetri sotto lo zero idrometrico. Ma non è differente la situazione degli altri bacini del nord. -8cm il Lago d’Iseo e poi percentuali di riempimento sotto la media per il Lago di Garda e il Lago Maggiore: 36% nel primo caso, 38% nel secondo. Un deficit che secondo il Consiglio nazionale delle ricerche potrebbe sanarsi al nord con 50 giorni di pioggia costante e non troppo intensa.
Il maltempo ha fatto salire di appena un centimetro l’altezza del Po che al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia. E per il quadro critico che si è presentato nel 2023 con largo anticipo rispetto alla stagione calda, nel cremonese, così come nel pavese soffrono le coltivazioni di riso e mais. “Lo scorso anno 23.000 ettari sono andati persi soltanto in Lomellina. La nuova stagione si presenta ancora più ardua” spiegano da Confagricoltura che è decisa a portare la questione anche sul tavolo del Consiglio e della Commissione europea.