“Impossibile dimenticare”. Sono le parole che ricorrono tra chi lavora in corsia nella terza giornata nazionale del personale sanitario. Il 20 febbraio si ricorda il giorno in cui a Codogno venne scoperto il primo paziente Covid.
Il primario di Malattie infettive: “5.500 pazienti in tre anni”
“Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio arrivò anche da noi il primo paziente da Lodi e da lì l’incremento è stato incessante”. Ricorda Luigi Pusterla, medico primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia. Ma è stata la seconda ondata – in autunno – quella che non potrà dimenticare. “Avevamo il 75% dei posti letto totali (circa 470) tra Sant’Anna e ospedale di Cantù, occupati. E’ un ricordo indelebile” sottolinea il primario che stima in circa 5.500 pazienti il totale dei malati Covid visti in tre anni. “Tutto il personale medico, infermieristico, assistenziale, porta ancora i segni”. Aggiunge. “Tra medici e infermieri, tra reparti e pronto soccorso, ci siamo ammalati tutti”.
Ad oggi la situazione è molto più tranquilla, i bollettini settimanali parlano di contagi in diminuzione. In tutta la regione si contano meno di 200 ricoverati. “Viviamo certamente un periodo più tranquillo a distanza di tre anni, anche se non abbiamo mai passato un giorno senza un paziente Covid” dice ancora Pusterla. “Le vaccinazioni sono state lo strumento più potente per contenere la diffusione del virus ed evitare, dopo le grandi riaperture, una ripresa significativa delle infezioni. Bisogna spingere sulla quarta dose che non è mai effettivamente decollata. L’obiettivo è salvaguardare i fragili per questo non si deve abbassare la guardia” conclude Pusterla.
Il presidente degli infermieri: “Grande collaborazione tra tutto il personale”
“Ci siamo ammalati, abbiamo fatto doppi turni, abbiamo lavorato sempre per assicurare le cure ai pazienti e poi, quando è partita la campagna vaccinale, per riuscire a raggiungere tutti, in questo vasto territorio che è la provincia di Como”. Dice Giuseppe Chindamo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Como. “Il mio ricordo indelebile riguarda le vaccinazioni in carcere. La tenda montata dove venivano effettuate. E poi ancora le somministrazioni al domicilio ai fragili. C’è stata la massima collaborazione da parte di tutti per raggiungere l’obiettivo”. Chindamo poi non dimentica le continue riorganizzazioni all’interno degli ospedali per reperire letti e chiude dicendo: “Siamo cresciuti tanto durante questa esperienza e non solo professionalmente”.
In prima linea anche i medici di base, primo punto di riferimento sul territorio. Alle prese con tamponi, quarantene, burocrazia. I dubbi dei pazienti e le continue chiamate negli studi. Tra sfide cliniche, assistenziali e gestionali, il contagio e la malattia vissuta spesso in prima persona.