Il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto in Duomo, la messa pontificale nella Notte. La celebrazione trasmessa in diretta su Etv, in particolare per le persone anziane, malate o impossibilitate a vivere la messa in presenza.
E stamattina a partire dalle 10 ha presieduto poi la messa pontificale con benedizione papale, celebrata sempre in Cattedrale e trasmessa ancora una volta in diretta televisiva. Momenti molto sentiti dai fedeli.
“Un Natale tanto atteso, ma anche tanto impegnativo per i tempi difficili che stiamo vivendo: una guerra in Europa, che non ci saremmo mai immaginati, nella martoriata Ucraina, ma anche in varie parti del mondo. I problemi economici, che ci interpellano, per i quali le frange più deboli della popolazione avvertono un forte disagio. Sentiamo il desiderio di sperimentare un clima diverso, di vera fraternità, con un supplemento di gioia e di pace”.
Queste le parole del cardinale Cantoni nei giorni scorsi e il riferimento alla pace non è mancato nemmeno durante le celebrazioni.
L’omelia di oggi: “La concordia è sempre possibile, a ogni livello e in ogni situazione”
Il Vangelo secondo Giovanni ci ha annunciato solennemente che il Verbo, ossia la parola di Dio, si è fatta carne. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” Ora il Verbo ha un nome preciso, un volto, un luogo dentro il quale ha sviluppato una storia definita. La parola di Dio è diventata uno di noi, uno come noi. Si chiama Gesù Cristo, il figlio del Dio vivente, nato dalla vergine Maria. Ha ricevuto da Dio padre una missione. È stato inviato proprio per dirci, in parole umane, dentro la nostra condizione terrena, chi è Dio, ossia di quale grande amore noi tutti siamo amati, siamo avvolti. Nello stesso tempo, ci ha detto chi siamo noi. La luce del Verbo illumina ogni uomo perché Egli ci ha svelato il mistero della nostra vita, il senso del nostro percorso sulla terra, quali sono i veri tesori della vita, dove siamo destinati al termine del nostro pellegrinaggio terreno. Sono questi i grandi interrogativi che domandano una risposta nel nostro cuore inquieto. Tutto queste verità, Gesù ce le ha rivelate attraverso il nostro linguaggio umano, vivendo i medesimi sentimenti del cuore, offrendoci tutte le occasioni per lasciar trasparire le profondità della vita divina, alla quale siamo direttamente legati, in quanto figli. Dio si serve dell’umana vicenda e della cultura umana per esprimere se stesso. Sì, siamo Figli amati da Dio padre, non schiavi, non servi, dipendenti e lontani. Siamo Figli liberi, quindi con la gravosa responsabilità di accettare o anche respingere la sua offerta d’amore, poiché Dio non forza mai la porta del nostro cuore. Il cuore dell’uomo può ancora rifiutare la luce e preferire le tenebre. Ogni volta che celebriamo il Natale del Signore siamo invitati ad accoglierlo con una adesione più viva ed intensa. È l’augurio più vero che, come cristiani, possiamo trasmetterci gli uni gli altri in questo giorno santo. Ciò comporta di entrare in una relazione più docile e spontanea con Dio padre, sviluppando un vero affetto filiale, con la medesima intensità con cui l’ha vissuto Gesù stesso, sempre in piena comunione con Dio suo padre, pronto ad accogliere la sua volontà. Nello stesso tempo, la comunione filiale con Dio padre ci impegna a sviluppare una solida comunione tra di noi, figli dello stesso Padre e quindi fratelli e sorelle tra di noi. Senza il riconoscimento della paternità divina è tuttavia impossibile conseguire una durevole fraternità. Tutti sappiamo per esperienza che non è facile vivere da fratelli e sorelle, (sia a livello di famiglia naturale, come nella vita di discepoli di Gesù, per non parlare dei rapporti con persone di altre provenienze etniche, culturali o religiose). Facciamo fatica ad accettarci nella nostra diversità, ma il nostro compito sta proprio nell’ imparare a stimarci a vicenda, sentendoci responsabili gli uni degli altri, dal momento che la fraternità è un anelito insopprimibile. Possiamo imparare continuamente ad accoglierci dentro una medesima esperienza di vita, cercare il bene del fratello e non lasciarci turbare dal male, poiché dove abbonda il peccato deve sovrabbondare la misericordia e il perdono. Una fraternità da acquistare sempre di nuovo. Ecco la proficua lezione che ci deriva dalla storia drammatica di questo periodo: dalla pandemia alle diverse guerre in atto, dai problemi economici che ne conseguono. Pensiamo anche alle tensioni nelle famiglie e anche nelle nostre comunità. La concordia è sempre possibile, a ogni livello e in ogni situazione. Quali ulteriori segni pretendiamo ancora da Dio? Ci dovrebbe bastare una lettura attenta della realtà odierna per trarne le conseguenze. Dio cammina tra noi, dentro la nostra storia. Egli è la luce che illumina le nostre oscurità e se le porte sono sbarrate, egli penetra anche attraverso le fessure perché noi apriamo finalmente gli occhi alla luce divina e tutto acquisterà un senso nuovo e completo.
Il vescovo alla mensa di Casa Nazareth
Il vescovo si è recato oggi alla mensa di Casa Nazareth (in via Guanella a Como) che ha accolto i senzatetto. Un momento di saluto e di benedizione. Presenti al pranzo 120 persone oltre a una ventina di volontari.
L’omelia della Notte di Natale: “La pace è un dono che discende dall’amore di Dio“
Cari fratelli e sorelle amati dal Signore,
siamo accorsi qui, nella nostra casa comune, come i pastori a Betlemme, nel cuore della notte, per sentirci ripetere, ancora una volta, ciò che costituisce l’annuncio prezioso, cuore del vangelo: “gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”.
Con la nascita di Gesù, Dio rivela che il suo è un volto di pace. La pace, infatti, è inizialmente un dono che discende dall’amore di Dio, non una conquista degli uomini.
Abbiamo bisogno di convincerci che questa gioiosa verità, ossia la certezza dell’amore di Dio per ogni uomo, abbraccia in primo luogo gli esclusi, come potevano essere i pastori al tempo di Gesù. Non è solo una verità da conoscere dottrinalmente, ma una certezza che penetra fino al cuore della nostra stessa esistenza e la trasfigura.
La gioia di Dio, che costituisce la sua gloria, è quella di amare l’uomo e la donna nella loro creaturalità, fatta di ordinaria fragilità e debolezza. L’uomo e la donna amati non per qualche loro merito particolare, ma semplicemente perché figli e figlie, e Dio che è amore li riveste di dignità e di onore.
Siamo teneramente amati da Dio. Spesso ce lo dimentichiamo, classificandolo Dio ed equiparandolo alle stesse nostre categorie umane, dove secondo le classificazioni sociali prevale chi è potente, primeggia chi è fortunato, viene esaltato chi è ricco e se ne avvantaggia solo per se stesso, escludendo gli altri.
Dio non è così, è radicalmente diverso.
La gloria di Dio si realizza nella povertà di un neonato in una mangiatoia. A Betlemme il rovesciamento dei valori è iniziato e il Figlio di Dio fatto carne ce lo ha insegnato con le parole e i suoi gesti lungo tutto il corso della sua esistenza terrena.
Se è così, allora, se anche ti senti escluso, Dio accorre e ti dice: “sei invitato e accolto! “.
Se avverti di essere un figlio lontano, Dio ti chiama per nome: “vieni, sei atteso! “.
Se ti senti umanamente un fallito, Dio ti si avvicina, e mentre riconosci la tua povertà, afferma con decisione: “risvegliati alla vita!”, e anche se sei invischiato nei tuoi peccati, Dio ti prende per mano, ti solleva e ti ordina: “vivi e spera con la forza del mio perdono! “.
Ciascuno di noi, se è sincero con se stesso, si ritrova in una di queste condizioni. Ma occorre umilmente riconoscerlo, per avvertire con stupore che se ci accettiamo come figli amati, accolti e perdonati, Dio ci infonde la forza per rinascere: e sarà una esplosione di luce e di pace!
Sì, il Dio di Gesù Cristo, in questa notte santa, chiama proprio te, Egli vuole salvarti e ti ricostruisce, perché grande è la sua misericordia, Dio ti prende per mano e ti dice: “ritorna alla mia amicizia” perché forte è il mio amore per te.
Solo se ci lasciamo salvare, Dio può intervenire per donarci quella pace indispensabile, senza la quale non siamo in grado di prendere l’iniziativa per essere una presenza costruttiva dentro la nostra società, troppo spesso rattristata perché senza pace e senza speranza.
Stanotte in Gesù, Dio si è fatto bambino per dirci il suo amore per noi. Non abbiamo fatto nulla per meritarcelo, ma Dio si offre gratis.
“E’ apparsa la grazia di Dio”. Attraverso la grazia di Dio, ossia il suo amore onnipotente, riscopriamo la nostra bellezza, la nostra preziosità, e questo solo perché teneramente amati dal Signore.