(ANSA) – TRIESTE, 14 DIC – La mattina del 14 dicembre 2021, esattamente un anno fa, Liliana Resinovich, di 63 anni, uscì di casa, in via Verrocchio, a San Giovanni, dove viveva con il marito Sebastiano Visintin, per andare da Claudio Sterpin, di 83 anni, ex atleta, con cui la donna aveva una relazione affettuosa, dove non sarebbe mai arrivata. Il corpo di Liliana sarebbe stato trovato il 5 gennaio successivo in un boschetto poco distante da casa, la testa in due buste di nylon stretti con un cordino e il corpo in due sacchi di plastica, uno infilato dall’alto, uno dal basso. Comincia qui un giallo che ha interessato l’intera Italia per un anno e del quale non si è trovato un colpevole nonostante tanti e approfonditi esami incaricati dalla Procura. Le indagini furono avviate in ritardo in una città dove molti sono gli anziani, anche soli, e tanti quelli di cui si perdono le tracce; fu merito del sito locale TriestePrima se il caso giunse all’attenzione delle cronache. Poi, una volta avviate, da parte della Squadra mobile, sono state molto dettagliate, coordinate dal Procuratore Antonio De Nicolo. Numerose sono state anche le perizie svolte sul cadavere e su vari materiali e reperti ma nessuna, nonostante la professionalità dei periti incaricati, è riuscita a individuare né dove Liliana sia stata nel lungo intervallo tra il giorno della scomparsa e quello del ritrovamento del corpo, né se sia stata uccisa (ed eventualmente, da chi). Dunque, dopo un anno la tesi più accreditata è quella del suicidio per asfissia. D’altronde, sul corpo non è mai stato riscontrato segno di violenza. E, mistero ancora più fitto, la morte sarebbe avvenuta entro poche ore (24/48) dal ritrovamento. (ANSA).