Settimane di super lavoro per i pediatri del territorio alle prese con l’incremento dei casi d’influenza. Anche questa mattina i telefoni degli studi medici erano roventi. Incessante il via vai di genitori con i bambini malati.
In anticipo rispetto agli scorsi anni, l’influenza è già presente da inizio novembre e dura all’incirca una settimana. Si manifesta con febbre alta per i primi giorni, poi può capitare che la temperatura si abbassi per una giornata salvo rialzarsi subito dopo e con tosse insistente.
La pediatra: “Siamo il primo riferimento per le famiglie”
“Le famiglie devono avere fiducia e pazienza anche se all’inizio sembra che paracetamolo e ibuprofene non riescano ad abbassare febbre”. Spiega Roberta Marzorati, pediatra comasca di lunga esperienza. “Vorrei però rassicurare che raramente complica in infezioni batteriche. Il consiglio è sentire sempre il proprio medico”. I più colpiti, in questo momento, sono i piccoli fino a 5 anni di età ma tutta la fascia pediatrica è colpita, e questo si vede a scuola, con intere classi svuotate.
E riguardo alla vaccinazione: “I bambini che si sono sottoposti all’iniezione sviluppano una forma più lieve o con febbre più bassa” spiega ancora la pediatra che la consiglia soprattutto ai fragili e che conferma giornate roventi. “Noi siamo il primo riferimento per le famiglie. Arriviamo da due anni di Covid in cui le mascherine ci hanno protetto anche dagli altri virus – dice Marzorati – e quindi i bambini più piccoli non hanno memoria immunologica perché non si sono imbattuti nell’influenza”.
Non solo influenza, i pediatri stanno vedendo anche un aumento di casi di bronchiolite tra i più piccoli che è sempre di natura virale e che può portare al ricovero.
Il primario: “Fare squadra con i pediatri”
Sul fronte ospedaliero a parlare è il primario della Pediatria dell’ospedale Sant’Anna, Angelo Selicorni. “Per quanto riguarda gli accessi al pronto soccorso siamo in linea con quello che ci aspettiamo in questo periodo sia per l’influenza che per la bronchiolite” spiega. “E’ importante fare squadra con pediatri per monitorare i casi con puntualità e per dirottare in ospedale solo i pazienti che presentano parametri che vanno osservati con attenzione”. Quindi una rassicurazione e un consiglio ai genitori: “Comprendiamo il livello di apprensione soprattutto per i piccolissimi ma l’attenzione è alta. Per la bronchiolite – chiude Selicorni – il primo campanello d’allarme è se il bambino fa fatica a mangiare”.