Il capannone di via Milano, a Cantù, di proprietà dell’Associazione islamica Assalam è ancora al centro delle polemiche.
Dopo una lunga contesa legale, il Consiglio di Stato ha stabilito che l’immobile non può essere utilizzato come luogo di culto. Il Comune è pronto dunque a procedere con l’acquisizione al patrimonio pubblico della struttura. Una decisione impugnata dai proprietari, che per domani pomeriggio hanno organizzato un corteo di protesta e chiedono un nuovo confronto con l’amministrazione comunale. Alla manifestazione hanno aderito numerosi gruppi e associazioni e anche esponenti politici dell’opposizione.
Il sottosegretario Molteni
La polemica è approdata anche in consiglio comunale a Cantù, mentre nelle scorse ore è intervenuto il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, che ha seguito l’intera vicenda anche dai banchi dello stesso consiglio comunale della Città del Mobile. “In Italia, e quindi anche a Cantù, il diritto di manifestare, di dissentire o di pregare è garantito, consentito e legittimo, previsto dalla Costituzione ma ciò deve avvenire nel pieno rispetto della Legge – attacca Molteni – La legge ha ritenuto che l’ex moschea di Cantù di via Milano fosse abusiva, quindi illegale, in quanto la destinazione d’uso era contraria alle norme urbanistiche locali. Così ha stabilito la giustizia italiana, aggiungendo che quell’immobile deve passare nella proprietà dell’ente locale”. “Nessuno nega il diritto di culto, – conclude Molteni – è previsto in Costituzione, ma nessuno può autodeterminarsi alla preghiera tramite una moschea senza autorizzazione e in violazione della legge. La giustizia italiana ha sentenziato: la moschea di Cantù era ed è abusiva”.
La manifestazione
Il corteo organizzato dall’Associazione Assalam partirà domani alle 14 proprio dal capannone di via Milano. “Chiediamo sostegno e aiuto in una battaglia di civiltà – dicono i promotori – Abbiamo acquistato il capannone con grandi sacrifici solo dopo aver avuto la conferma che si potesse legalmente praticare il culto”.