Piazza Roma mostra il suo nuovo volto – sebbene arredo e illuminazione definitivi siano attesi per l’autunno – e già spuntano le prime perplessità. Nonostante la presenza delle recinzioni ai lati delle zone alberate, si coglie già chiaramente l’aspetto definitivo dell’area. Spariti i parcheggi sotto i tigli, è stata posata la nuova pavimentazione in calcestre. Proprio le superfici liberate dalle auto hanno subito creato qualche perplessità sia per il materiale stesso sia per la colorazione tendente al grigio. Dubbi a cui oggi risponde l’archetto e direttore dei lavori, Stefano Seneca.
“Questa finitura di materiale sabbioso a diversa stratigrafia è utilizzato per molti parchi soprattutto in capitali europee come Parigi e Berlino – ribatte l’architetto e direttore dei lavori, Stefano Seneca – Io credo che lo spazio debba essere vissuto. Sono consapevole che sia un materiale inusuale per il nostro territorio, non ho memoria di casi simili in città. Ma credo sia necessario vivere lo spazio potendo stare seduti sotto i tigli come fosse un piccolo parco urbano”
Non sono mancate critiche anche per l’estensione della nuova pavimentazione apparentemente a ridosso delle radici degli alberi, con il timore di conseguenze negative per le piante
“Non c’è alcun rischio – conclude Seneca – Preliminarmente ci siamo confrontati con un agronomo. Il terreno è drenante dunque l’acqua passa e la pavimentazione stessa valorizza i tigli che fino a pochi giorni fa erano circondati da asfalto e auto”.
O tempora,o mores! O Como! Città senza memoria, senza cultura, senza identità.
Per secoli, dalle valli del Lario, del Mendrisiotto, del Ceresio (che allora facevano tutte capo a Como) partivano i Magistri Cumacini, che per chi non lo sapesse (quasi tutti, temo) sono quelli che hanno costruito – letteralmente – l’intera Europa, dalle Colonne d’Ercole al Mar Baltico, dalle coste Anseatiche a quelle del Mar Nero, passando per Franconia, Turingia, Svevia, Baviera, Moravia, Carinzia, Slesia e via dicendo. Quando Pietro il Grande volle costruire la Sua città, Pietroburgo (nota anche come Pietrogrado, Leningrado, San Pietroburgo) a chi si rivolse? Domanda retorica. Oggi, i nostri laureati in architettura girano l’Europa per copiare quello che gli altri fanno: un segno del mondo che va alla rovescia, direbbe qualche buontempone. Indizio del declino culturale di questa città e dell’intera Italia, dico io. Forse anche del fatto che chi sa fare, chi ha idee, chi è in grado di dire al mondo: “Questo è costruire”, lavora in Giappone, in Cina, negli Emirati…
E i nostri dirigenti politici e tecnici a Palazzo Cernezzi, hanno mai letto (e mi riferisco soprattutto ai tecnici) documenti come UNI/PdR 8:2014, Linee guida per lo sviluppo sostenibile degli spazi verdi? D’accordo che è solo un documento Prassi di riferimento, non uno standard specifico e di legge, ma si tratta comunque di un testo che ogni tecnico del verde urbano – e non solo – dovrebbe conoscere. Vi si danno anche i riferimenti – concettuali oltre che tecnici – di quella città sostenibile, a misura d’uomo, di cui questa Giunta, i partiti che la sostengono, i tecnici che ne scrivono piani e progetti, (stra)parlano in continuazione. Si dice, per esempio, come realizzare spazi di verde urbano partendo da filiera di alberi ad alto fusto, toh, proprio come quelli di Piazza Roma. E non fanno cenno di pavimentazioni con polverine bianche di non meglio precisata composizione – e visti i risultati verrebbe da pensare male! – ma parlano di verde, erba, corridoi ecologici, aree di rispetto.
Ancora, questi assessori, questi tecnici, e gli architetti e gli urbanisti di cui Como si serve, hanno mai sentito parlare di cose come riscaldamento globale, cambiamenti climatici? E COP21 cosa ricorda a loro? Spero non la sigla del ventunesimo sequel di un film chiamato COP, in stile Rocky 1, 2, 3, 4 e via dicendo.
Lo sanno che negli accordi COP21 si parla di impegni delle città e amministrazioni locali in genere per il contenimento del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici? Lo sanno? E secondo loro, costruire e realizzare ampie spianate senza alberi che facciano ombra e creino giri d’aria, anzi tagliando alberi a centinaia se non migliaia (tanti sono quelli persi a Como negli ultimi anni) è il modo corretto per implementare queste direttive, queste raccomandazioni, dare seguito agli impegni presi dalle amministrazioni locali? Ah già, ma questa è anche la città che nei primi Anni Novanta del secolo scorso ha firmato gli accordi di Agenda 21, e immediatamente dopo li ha messi nel cassetto.
O tempora, o mores! O Como! Città senza memoria, senza cultura, senza identità.