“Eh certo che lo conoscevo chi è che non lo conosceva. Lui è nato qua” dice un residente di Lozza. Oggi, nel piccolo comune della provincia di Varese c’è chi si commuove ricordando Roberto Maroni, (per molti solo “Roby” o “Bobo”) cresciuto tra le vie di pietra, l’oratorio della chiesa di Sant’Antonino Martire e il campetto da calcio della parrocchia.
Anche i gestori della storica attività “Le Meraviglie di Alice“, appartenuta una volta alla madre dell’ex governatore della Lombardia (di cui porta ancora il nome), lo descrivono come una persona “gentile, sempre pronta ad aiutare la città e la sua comunità”. Sebbene quindi oggi a Lozza non ci sia molta voglia di parlare, i ricordi in qualche modo affiorano comunque. E così qualcuno lo ricorda sull’erba dove ora si ritrovano gli alpini. Si dice Maroni lì giocasse a pallone sognando il Milan. Una passione mai tradita e onorata anzi con il colore degli occhiali rossi. L’ex sindaco Ercole Stevenazzi invece racconta che organizzò anche una festa al minigolf con tanto di corone di fiori e banda musicale quando Maroni divenne ministro dell’Interno. Ma lo ricorda ancora meglio quando da giovane si aggirava tra le stanze del Municipio portando le idee federaliste del politologo comasco Gianfranco Miglio. “Una persona molto a modo, molto cara, un personaggio importante per tutti noi” dice un’altra residente. I funerali dell’ex ministro e governatore lombardo non si terranno nella chiesa di Lozza, troppo piccola per ospitare la funzione, ma (come annuncia il leader della Lega Matteo Salvini) a Varese, venerdì 25 novembre.