(ANSA) – ROMA, 14 NOV – "Misure di supporto per famiglie ed imprese contro il caro-vita e il caro energia sono in cima alle agende istituzionali dei governi di tutto il mondo. Lo spazio di manovra è tuttavia particolarmente esiguo nelle nazioni povere, intrappolate nella morsa debitoria e costretti a pagamenti del servizio del debito nei confronti dei Paesi del G20 al ritmo di 136 milioni di dollari al giorno nell’anno in corso. In un momento in cui 828 milioni di persone devono affrontare la fame e l’incidenza della povertà estrema è aumentata per la prima volta da decenni durante la pandemia". È l’allarme lanciato da Oxfam in un comunicato alla vigilia del G20 di Bali in Indonesia. "Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, i Paesi poveri hanno versato 113 miliardi di dollari ai creditori del G20 – si legge -. Nel solo 2021 i Paesi a basso reddito hanno speso, in media, il 27,5% delle risorse pubbliche per il servizio del debito: quattro volte la spesa per la sanità – a fronte del numero di morti da Covid-19 nelle nazioni povere quattro volte superiore a quello nelle nazioni ricche, nei primi due anni della pandemia – e 12 volte la spesa per la protezione sociale. "Se la crisi del ‘costo della vita’ dispiega i suoi effetti devastanti sulle persone in condizioni e contesti di maggiore vulnerabilità e non sembra destinata ad arrestarsi a breve, c’è chi dalla crisi sta traendo indubbi benefici. Le grandi imprese monopoliste dell’alimentare e dell’energia stanno realizzando profitti record e i super ricchi che le controllano continuano a vedere crescere i propri patrimoni, al ritmo di mezzo miliardo di dollari al giorno". Oxfam chiede tra l’altro al G20 di "adottare strategie di lungo periodo per contrastare le crescenti disuguaglianze e monitorare i progressi compiuti, incrementando la spesa pubblica per salute ed istruzione, rendendo i sistemi fiscali più progressivi e avallando misure che espandano i diritti e aumentino le retribuzioni dei lavoratori e accordare nuove moratorie sui pagamenti del servizio del debito e prevedere ristrutturazioni eque del debito dei Paesi più poveri". (ANSA).