L’inchiesta sull’omicidio del comandante della caserma dei carabinieri di Asso Doriano Furceri passa esclusivamente nelle mani della procura militare di Verona, che proseguirà l’indagine. Il pubblico ministero di Como Michele Pecoraro ha trasmesso gli atti ai colleghi, competenti per materia perché il movente del delitto è considerato legato a questioni di servizio. Il legale difensore intanto è pronto a chiedere il trasferimento del brigadiere dal carcere a una struttura sanitaria.
Sarà dunque la procura militare ad occuparsi della convalida dell’arresto del brigadiere Antonio Millia e anche dell’autopsia sul corpo del comandante ucciso. L’esame potrebbe comunque essere eseguito all’ospedale Sant’Anna, dove ieri mattina è stato portato il militare dell’Arma. L’accertamento dovrà chiarire innanzitutto se il comandante sia morto subito dopo essere stato colpito dal suo sottoposto. Il brigadiere Millia ha esploso tre colpi con la pistola di ordinanza contro il suo comandante, colpendolo al petto.
Il difensore di Milia
Dopo l’interrogatorio di ieri in caserma a Como e le cure all’ospedale Sant’Anna per le ferite rimediate durante l’irruzione dei reparti speciali dei carabinieri, Antonio Milia è stato portato in carcere al Bassone. Nel penitenziario questa mattina ha parlato a lungo con il suo legale difensore, l’avvocato Roberto Melchiorre. “Il carcere non è una struttura idonea in questo momento per il brigadiere – ha detto il legale dopo il colloquio con il suo assistito – E’ molo provato, abbiamo parlato per due ore e mezza e posso affermare che è una persona davvero irriconoscibile. Ha assolutamente la necessità di un supporto psicologico immediato. Farò istanza per chiedere il trasferimento in una struttura sanitaria”.
La perizia psichiatrica
La difesa chiederà anche una perizia psichiatrica. “Ritengo che su questo punto le circostanze siano chiara ed evidenti e che, anche sulla base della situazione pregressa ci siano gli elementi per chiedere preliminarmente una valutazione di questo tipo. Non è una strategia difensiva ma un atto dovuto in una situazione del genere”.
Solo pochi giorni fa, una commissione medica apposita aveva giudicato Antonio Milia idoneo a tornare in servizio. “Non ho visto le cartelle cliniche e non so su quali basi sia stata presa la decisione – dice Melchiorre – Non posso esprimermi su questo e non ho elementi per contestare alcunché a chi ha fatto questi accertamenti. Sicuramente però se sette giorni dopo essere rientrato in servizio è accaduto questo è un elemento da non sottovalutare”.