L’aumento dei prezzi pesa sui bilanci delle famiglie. E arriva come l’ennesima battuta d’arresto rispetto alla tanto attesa ripartenza dopo due anni di crisi pandemica.
Secondo l’elaborazione dell’Unione nazionale consumatori su dati Istat a Como le famiglie spenderanno in media il 12% in più rispetto all’anno scorso per i servizi legati alla scuola dell’infanzia e all’istruzione primaria. Al primo posto, nella triste classifica degli aumenti dei prezzi c’è Ancona mentre al terzo, Bergamo.
In base ai dati dell’istituto nazionale di statistica, in Italia, nel mese di settembre 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registri un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua.
Ma ad apparire sempre più caro è anche il carrello della spesa. Cosenza è la città d’Italia dove i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche sono saliti di più da settembre 2021 a settembre 2022 hanno registrano un rialzo del 16%, Bergamo è quella dove sono saliti meno solamente –si fa per dire- dell’8,7% (pari a 498 euro). A chi vive a Como va invece peggio perché gli aumenti si aggirano intorno al 9,1% e cioè 521 euro.
I prezzi di cibi e bevande analcoliche in Italia sono saliti dell’11,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, una stangata in media di 660 euro in più su base annua. E tra i settori più esposti all’impennata dei costi, fanno sapere dal convegno organizzato a Brescia in collaborazione con Regione Lombardia, compare il comparto lattiero caseario. “Negli allevamenti pesano- spiega una nota- non solo i rincari energetici ma soprattutto il capitolo dell’alimentazione del bestiame, che ha subito forti tensioni al rialzo”. I risultati del contesto economico hanno portato dunque anche a una battuta d’arresto della produzione di latte nazionale nei primi sette mesi del 2022.