Il ricordo a Barni e a Conca di Crezzo per la tragedia dell’Atr 42 caduto il 15 ottobre del 1987. Nell’incidente persero la vita 37 persone, tre componenti dell’equipaggio e 34 passeggeri, prevalentemente di nazionalità tedesca. L’aereo Milano-Colonia della compagnia Ati finì la sua discesa in picchiata sui monti del Triangolo Lariano, nella zona di Conca di Crezzo: non ci furono sopravvissuti. Vani i tentativi dei due piloti, Lamberto Lainè e Pierluigi Lampronti, di stabilizzare il velivolo che stava precipitando a causa del ghiaccio che si era formato su ali e coda.
Questa mattina la cerimonia di commemorazione. A causa del maltempo la messa che si doveva svolgere al Sacrario è stata spostata nella chiesa parrocchiale di Barni. Qui sono state ricordate le persone scomparse nell’incidente oltre al carabiniere Massimo Berth, che perse la vita mentre stava prestando soccorso. Un pensiero è stato rivolto anche a tutti i piloti scomparsi mentre svolgevano il loro lavoro. Rinaldo Pozzi, comandante di voli di linea, organizzatore dell’evento, ha anche letto un messaggio giunto dal Consolato tedesco di Milano. Presente Francesca Lainè, figlia del pilota Lamberto, giunta apposta da Roma. Anche lei, tra l’altro, fa lo stesso lavoro del padre su voli di linea della compagnia Ita.
Un gruppo di partecipanti ha poi raggiunto il luogo della tragedia, dove è stato costruito un sacrario che ricorda l’incidente dell’Atr 42. Accolti da pioggia e nebbia – tempo che ha ricordato quello della sera del 15 ottobre 1987 – hanno ricordato quanto avvenuto. Abbracci per Francesca Lainè e per i suoi figli, che hanno incontrato una serie di persone che hanno conosciuto il loro papà e nonno Lamberto.
Gli ospiti infine, sono stati accolti a pranzo dal gruppo locale degli Alpini, non a caso. Un legame che dura infatti da 35 anni: i primi ad intervenire sul posto – assieme alle forze dell’ordine – nella sera dell’incidente furono proprio gli Alpini del Triangolo Lariano. Per loro per i soccorritori subito la drammatica constatazione che non c’era nulla da fare per le persone che si trovavano a bordo dell’Atr 42 “Città di Verona-AtrH”.