(ANSA) – MILANO, 27 SET – Nessuna diagnosi errata ma tutt’al più carenze organizzative del reparto dove "risultavano del tutto mancanti i controlli di sicurezza", tema questo che non solo non è stato né sviluppato né contestato dalla Procura ma che appare anche estraneo dalla competenza del personale medico. E’ questo il cuore delle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio il gup di Milano Roberto Crepaldi, al termine del processo con rito abbreviato, ha assolto con la formula "perchè il fatto non sussiste" lo psichiatra che aveva in cura Alessandra Appiano, la giornalista e scrittrice che si è uccisa a Milano nel giugno 2018 mentre era ricoverata nel reparto Psichiatria 1-Disturbi dell’umore, dell’ospedale San Raffaele Villa Turro. Il giudice nel prendere in rassegna le imputazioni formulate dal pm Letizia Mocciaro, titolare dell’inchiesta poi passata, nel corso del processo, a una collega che in aula ha chiesto l’assoluzione del medico, ha escluso la mancata valutazione corretta sia della diagnosi sia del rischio di suicidio. Inoltre ha ritenuto assente "la prova della causalità" tra l’ipotizzato mancato aggiornamento della diagnosi per via del peggioramento delle condizioni cliniche della giornalista e la volontà di togliersi la vita. (ANSA).