Cos’hanno in comune Palazzo Cernezzi, il Parlamento e il Conservatorio di Como? Niente, in teoria. Ma in pratica, c’è un filo trasparente che unisce queste tre realtà distanti. Il filo invisibile si chiama Anna Veronelli. Che, a dispetto di un’apparente attitudine mite e pacata, negli ultimi mesi si è mostrata in grado di compiere notevoli evoluzioni politiche. Balzi di invidiabile rapidità e ampiezza.
Come quel salto con il quale, dopo vent’anni di fedeltà, in aprile ha mollato Forza Italia (centrodestra) per atterrare ad Azione, il partito di Calenda che alle comunali sosteneva la coalizione di centrosinistra. Ma non si è candidata per le comunali di giugno. No. Forse era troppo presto, il cambio di casacca era troppo recente. Ad agosto, invece, ritenendo evidentemente che due mesi di militanza nel nuovo partito fossero più che sufficienti per proporsi agli elettori, ecco che Veronelli si è candidata al Parlamento.
Nonostante un buon numero di voti, non è stata eletta. Questa volta, insomma, il balzo non le è riuscito bene. L’atterraggio però è stato comunque morbido. Perché al martedì pomeriggio, con le urne ancora calde, è arrivata la notizia: Anna Veronelli nuovo presidente del Conservatorio di Como.
Ora, immaginando che questa nomina non abbia nulla a che vedere con la politica, ma con le competenze musicali – che onestamente fino ad oggi ignoravamo – di Anna Veronelli, auguriamo al neopresidente del conservatorio buon lavoro, supponendo che l’impegno per il nuovo incarico non le permetterà di candidarsi alle regionali dell’anno prossimo.