(ANSA) – NAPOLI, 18 SET – Ormai è una delle declinazioni con le quali si può definire la tenacia, Gennaro Palumbo, commerciante di 39enne di Volla, comune del Napoletano, riuscito per la seconda volta a mettere davanti alla Giustizia l’ex compagna ucraina che, nel 2017, gli portò via il figlio mentre era in corso un processo per sottrazione di minore. Quell’iter giudiziario si concluse poco dopo la fuga della donna, che ha 33 anni, con una condanna in contumacia a un anno e quattro mesi di reclusione e con la sospensione della potestà genitoriale e ora Gennaro sta aspettando che venga fissata la data per l’appello. Intanto, pero, la donna, su richiesta della Procura di Nola, è stata nuovamente rinviata a giudizio, per lo stesso reato. Il bimbo, che ora ha otto anni, vive nel Paese di origine della madre, in guerra a causa dell’invasione russa: "Per fortuna – dice affranto Gennaro – è nella parte bassa della regione di Ternopil, ad est di Ivano-Frankivsk. Non è al centro dei bombardamenti ma la paura è comunque tanta perché ormai si è capito che tutta la nazione è a rischio: i missili purtroppo arrivano ovunque". "Mio figlio lo vedo quando la connessione a internet lo consente – spiega – perché lì è parecchio traballante, ma con lui purtroppo ancora non riesco ancora a comunicare direttamente perché malgrado le mie richieste non gli è stato insegnato a parlare in italiano". "In cosa spero? In un giudice che faccia vera giustizia", aggiunge rammaricato Gennaro, "perché la Legge non difende i genitori vittime di quello che ormai può essere considerato un vero e proprio rapimento visto che ormai è caduta la potestà genitoriale. Infine – conclude Gennaro – le pene troppo lievi non rappresentano assolutamente un deterrente contro il reato di sottrazione di minore che, nel mio caso, è assimilabile a un vero e proprio rapimento". (ANSA).