(ANSA) – TORINO, 09 AGO – "Con Gianni se ne va un simbolo per le nuove generazioni, di cui però resta l’esempio. La memoria che ci resta è quella di continuare a lottare per una società migliore". Così Stefano Francescon, assistente di Gianni Reinetti, morto ieri. Con Franco Perrello, Reinetti fu parte nel 2016 della prima coppia unita civilmente a Torino e Francescon è stato da allora il loro assistente, facendo dall’inizio della loro vicenda pubblica anche da portavoce. "Gianni si spendeva di continuo – prosegue – andava anche ai Pride e non solo a Torino, finché ha potuto con le forze. Chiunque ha il dovere di lottare e di impegnarsi. Sono stato vicino a loro dal primo momento in cui hanno avviato le pratiche per l’unione civile, ma la loro storia era iniziata il 14 luglio del 1964: è stata la più longeva d’Italia e l’hanno girata tutta insieme. La loro memoria dev’essere viva. È un pezzo di storia di Torino". Prima di Reinetti e Perrello in Italia si era unità civilmente un’altra coppia, due donne, in una casa di riposo. "Fu il sindaco Giuseppe Sala a celebrare l’unione e anche in quel caso una delle due morì poco dopo" riferisce Francescon. Per la coppia di Torino "il tema – spiega – fu quello delle procedure d’urgenza anche per la pensione di reversibilità, ma soprattutto per le precarie condizioni di salute di Franco, stava già molto male. "Gianni fu il primo a ottenerla" dice. Erano in contatto con Monica Cirinnà, che andarono a trovare in Senato" aggiunge, in riferimento alla senatrice di cui la legge sulle unioni civili porta il nome. (ANSA).