(ANSA) – MILANO, 07 LUG – L’eredità digitale rischia di mandare in soffitta il diritto alla privacy. Nei giorni scorsi il Tribunale di Milano ha autorizzato una donna a entrare in possesso dei beni digitali del defunto marito, ossia account, I-Cloud e contenuti dei suoi profili social. La sentenza consegna di fatto alla moglie le chiavi d’accesso alla vita virtuale del marito. Il caso riguarda una madre che, agendo nell’interesse dei figli minori, aveva chiesto al Tribunale l’autorizzazione ad ottenere da Apple, Microsoft e Meta Platform (WhatsApp) le chiavi di accesso degli account e dell’I-Cloud del marito deceduto dopo che le tre società, per ragioni di privacy, avevano negato il benestare in assenza di una autorizzazione del Tribunale. La donna, spiegava nelle motivazioni, riteneva di potervi trovare, oltre a foto e video ritraenti i bambini con il loro papà, anche eventuali pensieri e lettere di addio, nonché dichiarazioni di ultime volontà in loro favore. "Il provvedimento ci ricorda come i dati contenuti nei nostri account possano entrare a far parte dell’eredità, al pari delle lettere o delle fotografie custodite gelosamente nei cassetti delle nostre scrivanie", spiega al quotidiano il difensore della donna, il matrimonialista Marco Meliti, per il quale "la decisione del Tribunale di Milano risponde certamente ad un interesse meritorio di tutela dei figli minori ma, allo stesso tempo, evidenzia una falla normativa nel sistema di protezione post mortem dei dati contenuti nei nostri account". (ANSA).