Acli e Caritas di Como rompono gli indugi e chiedono che si dichiari ufficialmente lo stato di emergenza per la gestione dei migranti accampati alla stazione San Giovanni e che tramite l’intervento della Protezione civile si individui una struttura di accoglienza più adatta della stazione stessa. Un invito, questo, rivolto direttamente alla Prefettura assieme all’appello alla politica affinché esprima finalmente una linea chiara e incisiva per la gestione del fenomeno in crescita esponenziale.
“Acli e Caritas di Como – si legge in una nota congiunta – hanno attivato da lungo tempo azioni di solidarietà e di accoglienza delle persone straniere che giungono nel nostro territorio. Como è da sempre terra di frontiera, luogo di transito verso il nord Europa. Tuttavia la situazione che si è venuta a creare in queste settimane alla Stazione San Giovanni non è ordinaria, bensì straordinaria e come tale va affrontata. Centinaia di donne, uomini e bambini accampati nel prato in attesa di cercare di raggiungere, tramite la Svizzera, altri Paesi, ma vengono respinti dalla polizia elvetica”.
Come già avevano esplicitamente detto sia il sindaco Mario Lucini, sia l’assessore ai Servizi sociali, Bruno Magatti, le due associazioni ribadiscono che “la solidarietà della città”, e “i tanti volontari “non sono sufficienti”.
“È bene che il Comune di Como abbia il coordinamento delle iniziative – sottolineano Acli e Caritas – ma questo coordinamento va rafforzato e strutturato con una progettualità capace di operare in una dimensione comune e raccordata, capace di coinvolgere il maggior numero di associazioni e gruppi disponibili a supportare le azioni Istituzionali. Occorrono soprattutto azioni politiche forti e incisive. Ci appelliamo al Prefetto di Como perché dichiari lo stato emergenza e le azioni conseguenti di intervento della Protezione civile, individuando una struttura di accoglienza adeguata e dignitosa”.
“Ci appelliamo al diritto internazionale affinché sia consentita la collocazione di queste persone nei Paesi dove possano ricongiungersi a parenti o connazionali conoscenti in grado di sostenere il loro progetto migratorio. La normativa europea in materia di asilo di fatto ostacola, anzi impedisce, ricongiungimenti familiari e inserimenti sani in comunità di supporto, creando drammi internazionali, spezzando legami, innestando dipendenze assistenziali inutili e dannose. E’ indispensabile l’impegno della politica – ad ogni livello di responsabilità – per ridefinire un quadro legislativo adeguato ai tempi che stiamo vivendo. Serve una politica capace di azioni concrete e non di proclami enunciati”.
“Acli e Caritas – si chiude la nota – hanno interessato anche le rispettive Organizzazioni nazionali affinché – tramite gli Organismi preposti – sollecitino il Governo a intraprendere iniziative straordinarie ed efficaci in un quadro europeo. Quando il mondo è in cammino e i flussi umani sono inarrestabili per molte, complesse ragioni socio-economiche, storiche e geopolitiche che ci vedono, come Paesi sviluppati, anche direttamente responsabili, occorre una politica seria, autorevole, capace di visione e di strategia di futuro”.