“Il Lago di Como, ogni giorno, si abbassa di un centimetro”. È l’allarmante constatazione di Luigi Lusardi, presidente dell’Autorità di bacino del Lario e dei laghi minori. Il Lario anche oggi infatti mostra dati allarmanti: la percentuale di riempimento non arriva al 13%. L’altezza si attesta a -20cm sotto lo zero idrometrico. L’afflusso d’acqua si ferma a 9m³/s mentre il deflusso sale a 152 m³ /s. Non usa giri di parole Lusardi che parla dunque di “catastrofe” perché la crisi idrica causata dal lungo periodo di siccità sta portando il Lago di Como a svuotarsi. La situazione attuale sarebbe quindi solamente l’anticamera di un disastro annunciato. “Non piove, e questo non è colpa di niente e nessuno” dice “ma sono decenni che lamento una mancanza di programmazione e visione rispetto a scenari critici come quello che stiamo vivendo” e continua “ci siamo fatti trovare impreparati seppur conoscessimo i rischi”.
“Rischi per flora, fauna, muretti, navigazione e turismo”
Un errore insomma che secondo Lusardi il territorio potrebbe pagare caro in termini di perdite naturali ed economiche. Andando in ordine -con il bacino sempre più in secca- è a rischio la flora e la fauna e poi la tenuta di darsene e muretti ma anche la navigabilità del lago di Como e il settore turistico. “Servirebbe creare delle stazioni di prelievo dell’acqua a sud delle dighe di Olginate per poter servire la natura” spiega Lusardi. Un progetto che però attualmente non è in programma di realizzazione. “Per questo motivo”, continua “l’ipotesi (tanto preoccupante quanto plausibile) è che con l’aggravarsi della crisi idrica il ministero opti per un provvedimento straordinario. Oggetto del provvedimento: l’abbassamento della soglia limite del Lago di Como che fissa il livello minimo a -40cm sotto lo zero idrometrico. Questo significa che pur di distribuire acqua laddove necessario, l’altezza del Lario potrebbe continuare a diminuire.
“Dalla montagna non arriva acqua”
Ma i problemi non sono solo a valle. La sete riguarda anche le zone montane. “Non piove e ha nevicato poco durante l’inverno” aggiunge Lusardi. “Questo significa che dai laghi alpini non si può attingere e le riserve idriche – a soli due giorni dall’inizio dell’estate- sono già finite”. Sebbene le previsioni parlino di perturbazioni nel nord Italia per sanare la crisi -a detta di Lusardi- serve anche un cambio di passo sul fronte della prevenzione. E in base ai calcoli del presidente dell’Autorità di bacino, i prossimi 15 giorni saranno decisivi per comprendere l’entità del disastro.
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