(ANSA) – VENEZIA, 22 GIU – Da stamane in sito del Comune di Venezia è inondato da decide di lettere e mail di protesta per l’applicazione di una ordinanza che ha fatto chiudere Koock (Migrazioni), un atelier che in pieno centro storico vende oggetti d’arte persiani. Tutta colpa del provvedimento dell’amministrazione municipale che il 26 aprile aprile scorso ha obbligato alla chiusura di tutti i negozi che vendono paccottiglia. Insostanza Koock è stato chiuso perchè assimilato alle cineserie vendute in città. "Purtroppo ci siamo finiti anche noi – racconta alla nuova Venezia Yasra Pouyeshman, 39 anni, da tre anni a Venezia – perchè ci è stato deto che non esiste un codice Ateco per la nostra attività". Yasra, ingegnere arrivata nel 2008 a Roma, è stata costretta oggi ad abbassare la serranda, aperta peraltro solo da poche settimane. "Per me è un danno economico ma soprattutto uno schiaffo morale, lavoro da sola – confessa – .Non è facile aprile una attività artistica a Venezia. Speravo di vendere soprattutto in questio periodo in cui c’è la Biennale d’arte". Kooch espone opere d’arte di tessuto o di ceramiche che vengono realizzate da artisti contemporanei, in particolare donne: "ci sono i gioielli di Sarah Ramzi – elenca – ,le borse di Nogolo Shalali, gli abiti delle stiliste Sanaz Nataj e Mehrnoosh Shahhosseini e le sculture dell’afgano Alikhan Abdullah". Yasra ha mandato i suoi commercialisti in Comune per tentare di ripianare la questione. "Cercheremo di risolvere il problema, ma non è semplice" hanno risposto i tecnici di Ca’ Farsetti. (ANSA).