(ANSA) – BARI, 07 GIU – "Sembrava l’apocalisse, una scena che spero nella mia vita di non vedere mai più, persone arrampicate su qualsiasi cosa, perché si stavano bruciando i piedi, le suole delle scarpe si scioglievano sulle lamiere roventi, una folla impazzita". E’ il racconto drammatico di Francesco Romano, 37enne di Trapani, durante l’udienza del processo sul naufragio del traghetto Norman Atlantic, che nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, al largo delle coste greche, dopo un rogo scoppiato a bordo, causò la morte di 31 persone e il ferimento di 64 passeggeri. Romano è uno dei 24 imputati, con l’armatore proprietario della nave Carlo Visentini della società Visemar, i due legali rappresentanti della società greca Anek Lines noleggiatrice del traghetto, il comandante Argilio Giacomazzi e altri 19 membri dell’equipaggio. A loro i pm di Bari Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano contestano, a vario titolo, i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza. Il processo si celebra nell’aula bunker di Bitonto. Romano ha risposto oggi alle domande del difensore, l’avvocato Cesare Fumagalli, e della Procura. Sulla nave, con la qualifica di secondo ufficiale, era capo lancia. Fu lui, cioè, a preparare e ammainare la lancia di salvataggio che durante il rogo fu calata in mare con a bordo circa 80 passeggeri, rispetto ai 150 che poteva contenerne, senza aver avuto l’ordine di abbandonare la nave. (ANSA).