La convivenza con lo Stadio Sinigaglia, questione mai sopita e costantemente al centro del dibattito cittadino e politico. Questione tornata prepotentemente alla ribalta dopo il caos di venerdì sera. Il pre e il post partita tra Como e Cremonese hanno tenuto in scacco la zona attorno all’impianto con conseguenze – in termini di disordini e traffico – sull’intera convalle.
I fatti di venerdì e la replica dei residenti
Una gara temuta sotto il profilo dell’ordine pubblico e che, oltretutto, ha visto la squadra ospite conquistare la serie A con relativi festeggiamenti. Messo in campo un ingente dispositivo di forze dell’ordine che ha permesso di evitare il peggio. Ma le ripercussioni, sulla viabilità in primis, ci sono state. Clacson e code fino a oltre mezzanotte. Con buona pace dei residenti, ormai esasperati.
Residenti che il giorno successivo hanno ribadito che le partite casalinghe bene che vada impongono a chi abita nei dintorni limitazioni in termini di parcheggio e viabilità. Nella peggiore delle ipotesi, come venerdì scorso appunto, limitano anche la possibilità di uscire o rientrare a casa o di poter riposare.
Cittadini che hanno diritto ad esprimere la propria opinione perché se è vero che l’inaugurazione dello stadio risale al 1927 è altrettanto vero che quasi cento anni dopo la convivenza presenta una serie di criticità evidenti e irrisolte. La città in un secolo è cambiata così come le abitudini di chi la abita.
Tra monumenti ed edifici storici, la zona è tra le più suggestive e costose – in base alle valutazioni immobiliari – di Como.
Chi ha investito in un immobile in quell’area non può subire critiche e attacchi perché spiega le difficoltà che si trova ad affrontare ogni due settimane. Non solo oggi in serie B, ma anche in passato nei campionati minori e soprattutto in ottica futura. Visto che alla guida del Como c’è una società legittimamente ambiziosa che non ha mai nascosto gli obiettivi più alti.
Il Sinigaglia è un gioiello affacciato sul lago, un unicum. Una grande firma del giornalismo sportivo come Gianni Brera per la posizione lo definì lo stadio più bello del mondo. Come dargli torto. E gli stessi cittadini – nel riaprire il dibattito sull’opportunità di spostarlo dal centro – sarebbero probabilmente più contenti di tenerlo dove è coniugando sicurezza, divertimento, sana competizione sportiva e uscita o rientro a casa senza problemi o barriere da superare.