“Dovranno essere i privati a farsi carico della riqualificazione dello stabile”.
Inappuntabile, dal punto di vista burocratico. Eppure, politicamente disarmante. La risposta dell’assessore all’Edilizia Privata di Como, Marco Butti, suona come la resa di una città ammalorata dalla piaga delle aree dismesse, pubbliche e private.
L’ultimo esempio è lo stabile che si affaccia su via Napoleona, una volta sede di un grande negozio di elettronica, oggi (ma non certo da oggi) e desolante biglietto da visita per chiunque entri nella città di Como. Turisti in primis. I numeri delle aree dismesse di Como sono impressionanti: 217mila metri quadrati di superficie, 32 immobili più 16 di carattere storico. I dati e le informazioni sono state indicate nella mappa approvata dal Comune nel tentativo di far decollare un piano di rigenerazione urbana che permetta di dare una nuova vita agli edifici dismessi.
Passano gli anni, passano le amministrazioni, e la città invecchia. La sensazione – piuttosto concreta – è che a Como manchi totalmente una visione di sviluppo urbanistico e che puntualmente le idee e relativi progetti arrivino soltanto in tempo di campagna elettorale. Sull’assessorato all’Urbanistica, a Como affidato all’assessore Marco Butti, si sono concentrate le maggiori polemiche e gli attacchi. “Mancanza di una gestione amministrativa della città e del coinvolgimento delle altre forze politiche”, è la critica ricorrente.
L’ultimo caso segnalato, come detto, è uno stabile malconcio in via Napoleona: l’assessore Butti si è limitato a dire che dovranno essere i privati a farsi carico della riqualificazione dello stabile, perché di loro competenza. Bene. Ma ci chiediamo: dov’è il ruolo di regia e mediazione del Comune? Mentre la burocrazia deve ragionare per regole e atti, la politica deve – dovrebbe, anzi – fare un lavoro un po’ diverso. Capire, ad esempio, le intenzioni dei privati sull’area. Mediare, spronare, cercare soluzioni. Soprattutto quando in gioco c’è il futuro della città. Perché che su un’area privata debba intervenire un privato, con tutto il rispetto, ci arrivavamo anche noi. Che non siamo assessori.