Il giorno dopo l’arresto dell’ex sindaco di Como, Stefano Bruni, nell’ambito di una complessa vicenda finanziaria, si cerca di mettere ordine e fare chiarezza sugli ultimi fatti che lo hanno visto protagonista a partire dalle carte dell’ordinanza.
Da qualsiasi parte la si guardi, la vicenda ruota attorno a una data cruciale. Quella del suo interrogatorio a Milano, il 15 aprile scorso, davanti al pm che lo stava indagando e che gli aveva inviato l’avviso di garanzia. Ora, a distanza di un mese e mezzo, quel faccia a faccia assume un’altra luce, sa quasi di ultima chance offerta dall’accusa per fornire spiegazioni su alcuni punti.
La sensazione – che tra l’altro non è per nulla velata nella pagine dell’ordinanza – è che, per l’accusa, «quell’interrogatorio tutto teso a sminuire il proprio ruolo e coinvolgimento» sia stato un boomerang che poi ha finito con il colpire all’alba di ieri, portando Bruni nel carcere di San Vittore con le ipotesi di reato di bancarotta e abusivismo finanziario.