Tipici della Sardegna sono stati portati anni fa a Brunate dove ormai si muovono indisturbati e i danni sono all’ordine del giorno. Cercano cibo, distruggono campi, è allarme mufloni nei boschi che circondano le case del paese e si estendono fino al Monte Piatto. Gli animali – un’ottantina da quanto stimato – si avvicinano sempre più ai centri abitati per nutrirsi, ma nel loro girovagare stanno creando non pochi problemi ad agricoltori e residenti.
La denuncia arriva da un gruppo di 30 agricoltori, riuniti in consorzio per coltivare la “cipolla brunatese” e tentare di recupera vitigni autoctoni, che devono fare i conti i conti con le incursioni del branco. «Abbiamo cominciato ormai 5 anni fa questo lavoro – dice uno degli interessati, Giovanni Tancredi – Ma dalle prime settimane di aprile alcuni mufloni, saltando le recinzioni hanno mangiato le gemme di più di 100 viti. Ci rendiamo conto che contenimenti e abbattimenti sono impopolari ma – aggiunge – chiediamo che venga fatto qualcosa».
E come primo passo è stata scritta una lettera, corredata da una raccolta firme, da inviare, oltre che ai politici locali, anche al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
Una questione ben nota a Marco Testa, comandante della polizia provinciale. «Da anni una piccola colonia di mufloni vive in quell’area. Si tratta di una zona selvaggia, caratterizzata da boschi fitti e terreno roccioso. I problemi derivano dalla vicinanza, in alcuni punti, con pascoli e centri abitati – spiega – È una situazione che si verifica qui come in altre zone della provincia. I mufloni, tipici della Sardegna e di altre isole, vennero in parte portati qui negli anni 80. Vennero introdotti perché sembrava una razza idonea a ripopolare la zona», dice Testa.
«In molti casi si sono poi accoppiati con delle pecore autoctone dando vita a degli incroci, oggi visibili anche in questa zona. I problemi esistono ma bisognerebbe puntare più che altro su adeguati sistemi di difesa dalle loro incursioni», conclude il comandante provinciale.