Il grido di allarme dei benzinai. Riduzione di carburante erogato che, nei periodi più difficili della pandemia, è arrivato fino a meno 80%. Spese di gestione sempre più alte a partire dalle bollette dell’energia. Molti impianti stanno cercando di contenere i costi, qualcuno ha dovuto inevitabilmente ridurre il personale. Il mix tra rincari ed emergenza sanitaria che ha ridotto gli spostamenti (si pensi solo a chi è in smart working e quindi non esce di casa per recarsi al lavoro) sta avendo pesanti ripercussioni sui benzinai. E’ il secondo grido di allarme in pochi giorni dopo quello dei commercianti.
Maroni: “Situazione insostenibile, siamo preoccupati”
“Ci troviamo a sostenere delle spese lievitate che noi a differenza di altre attività non possiamo far ricadere sul prezzo finale. La normativa è chiara – spiega Daniela Maroni, vicepresidente Figisc, gestori impianti di carburante – abbiamo dei margini di manovra strettissimi, c’è chi sta pensando di spegnere le luci di notte per risparmiare e si sa che molti non si fermano a fare rifornimento al buio”.
“Insomma vendite minori e gestione più alta, l’impegno economico a cui far fronte – aggiunge l’esponente comasca del settore – ci preoccupa moltissimo. Di fronte a bollette da 5mila euro se non arrivano aiuti dal governo e un ritorno da parte delle compagnie petrolifere molti non riusciranno ad andare avanti”. Le associazioni di categoria stanno lavorando per insieme per ottenere degli incontri ed esporre la situazione.
Sconto benzina
Maroni parla anche della carta sconto benzina sottolineando come non sia ancora stato emesso da inizio anno il monitoraggio dei prezzi tra Italia e Svizzera che determina la riduzione. Quindi per ora restano i ben noti due centesimi. ”Giovedì scorso ho partecipato all’audizione in Regione chiarendo una serie di punti sulla nuova app. Ho chiarito anche l’annosa questione dei prezzi tra Como città e provincia – aggiunge maroni – a Cantù ad esempio si paga meno perché c’ la grande distribuzione e gli impianti cosiddetti bianchi, senza marchio, e le stesse compagnie petrolifere per essere concorrenziali applicano una tariffa più bassa. In città questo non accade perché non c’è questo tipo di concorrenza. E’una politica della stessa compagnia petrolifera – conclude – non del singolo gestore”.
Infine la richiesta alla commissione Bilancio della regione per sollecitare l’ambasciata italiana a Berna sulla puntualità del monitoraggio e sulle stazioni di rifornimento prese in esame con la necessità di inserire impianti non solo a Stabio e Lugano, come avviene ora, ma più a ridosso del confine.