Il passaggio definitivo sarà il voto in consiglio comunale. Ma la vendita di una parte delle quote di Acsm Agam è già diventato un caso politico, che rischia di deflagrare all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco Lucini.
La prima crepa ieri, in giunta. L’esecutivo di Palazzo Cernezzi ha approvato la proposta – da sottoporre al consiglio comunale – di vendere una parte delle azioni di Acsm Agam detenute dal Comune di Como.
Acsm-Agam è una multiutility nata dalle ex municipalizzate di Como e Monza che si occupa di acqua, gas ed elettricità. Como ne detiene il 24,8%. Il Comune vorrebbe vendere parte dei quella quota: la proposta licenziata ieri dalla giunta non è stata tuttavia votata all’unanimità. L’assessore all’Ambiente, Bruno Magatti, era assente. E l’assessore al Bilancio, Paolo Frisoni, si è astenuto.
<Non posso ancora entrare nel merito e nei dettagli della delibera – premette Frisoni – ma posso invece spiegare il mio comportamento. Non ho votato contro perché questo gesto sarebbe stato letto come un segnale di sfiducia. Mi sono astenuto perché evidentemente all’interno della giunta esistono posizioni e pareri diversi. Ma ho voluto comunque partecipare perché chi si astiene è ritenuto comunque responsabile per qualsiasi eventualità. E io voglio assumermi questa responsabilità collegiale con il resto della giunta. Ho voluto metterci la faccia>.
La cessione di una parte di Acsm ha tra i principali sostenitori – il principale, probabilmente – l’assessore alle Partecipate Savina Marelli. <Le finalità di questa operazione – dice – sono la valorizzazione di Acsm, il mantenimento dell’occupazione e dell’indotto a beneficio della comunità locale. Mi attendo in consiglio un dibattito serrato ma centrato sul merito della questione. Forniremo ai consiglieri tutti i documenti necessari>.
Marelli si aspetta un dibattito serrato: aggettivo che suona però come un eufemismo, sentendo invece le parole di Gioacchino Favara, consigliere comunale del Partito Democratico – quindi di maggioranza – e molto critico riguardo l’intera operazione.
<È una delibera che parte nel peggiore dei modi – dice – al di là dei dubbi sulla legittimità degli atti, mi chiedo come l’assessore Marelli, madrina dell’operazione, abbia convinto i suoi colleghi. Il Comune ha solamente da perdere in questa operazione. Vogliamo davvero valorizzare Acsm? Facciamo una gara internazionale, non una vendita privata. L’operazione che si prefigura non è vantaggiosa per i comaschi. Perciò in consiglio darò battaglia. Voglio tutti i documenti. Voglio i necessari pareri legali. Perché Acsm è patrimonio dei comaschi, non dell’amministrazione comunale. Voglio avere tutti agli atti che portano a determinare il valore di ciò che si vende, e a motivare il perché lo si vende a trattativa privata e non tramite una gara>.
Quella di Favara evidentemente non è l’unica voce critica sulla vicenda Ma se toni simili arrivano dai banchi della maggioranza, si può intuire che quando la vicenda di Acsm arriverà in consiglio – probabilmente settimana prossima – inizierà una battaglia politica.