Oggi i frontalieri – gli stranieri che lavorano in Svizzera, ventimila solo da Como – vengono tassati alla fonte. In futuro, un futuro che i giornali ticinesi definiscono “prossimo”, potranno chiedere di essere tassati esattamente come gli svizzeri. Deducendo quindi le spese, così come i colleghi elvetici.
È quanto prevede la revisione dell’imposizione alla fonte del reddito da attività lucrativa accolta oggi dal Consiglio Nazionale, la camera bassa del parlamento svizzero.
Una modifica che nasce da una sentenza del Tribunale Federale del 2010, secondo la quale l’imposizione alla fonte dei soggetti considerati “quasi residenti” dal punto di visto fiscale, tra i quali i frontalieri, viola l’accordo sulla libera circolazione delle persone.
La possibilità che verrà concessa ai frontalieri suscita malumori e polemiche in Ticino: il cantone di lingua italiana, dove lavorano 60mila pendolari stranieri, teme infatti una drastica riduzione del gettito fiscale (in virtù delle deduzioni delle quali potrebbero godere i frontalieri, se venissero tassati come gli svizzeri) e ipotizza alti costi e difficoltà per l’accertamento.
Oggi il Corriere del Ticino ha lanciato un sondaggio on line e, nel pomeriggio, il 52% dei votanti era contrario all’ipotesi.
Saranno comunque i frontalieri a decidere se scegliere la via ordinaria di tassazione, ossia l’equiparazione agli svizzeri. I comaschi potrebbero quindi godere delle deduzioni, come gli interessi ipotecari o le spese di trasporto.