15 anni fa è stata scritta – in provincia di Como – una delle pagine più drammatiche della cronaca italiana. La sera dell’11 dicembre del 2006, poco dopo le 20, la comunità di Erba è stata scossa dai mezzi di soccorso che, a sirene spiegate, stavano raggiungendo la corte di via Diaz. Un incendio – si disse in un primo momento – ma ben presto si scoprì la tragica realtà. Il bilancio parlò di quattro persone morte (compreso un bambino di soli due anni) e un ferito gravissimo. A perdere la vita Raffaella Castagna, il figlioletto Youssef, la mamma di Rafaella, Paola Galli, e la vicina di casa, Valeria Cherubini, si salvò per miracolo il marito di quest’ultima, Mario Frigerio. E proprio l’unico sopravvissuto alla strage è stato determinante per il riconoscimento di quelli che – dopo tre gradi di giudizio – sono stati ritenuti colpevoli di quella strage. I vicini di casa Olindo Romano e Rosa Bazzi con i quali la Castagna e il marito Azouz Marzouk avevano avuto in passato discussioni e liti. I coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo stanno scontando la loro pena. Nonostante le sentenze, negli anni, i riflettori si sono riaccesi più volte sui fatti di Erba con l’obiettivo di arrivare alla revisione del processo portato avanti dalla difesa della coppia e supportato dalla richiesta di analisi aggiuntive su alcuni reperti mai analizzati, richiesta respinta prima dalla Corte di Assise di Como e poi dalla Cassazione.
Ancora oggi – 15 anni esatti dopo i tragici fatti – come riporta l’Ansa – i giornalisti Felice Manti e Edoardo Montolli, autori nel febbraio 2008 del libro-controinchiesta ‘Il grande abbaglio’ pubblicano una serie di podcast sulla strage dell’11 dicembre 2006 in cui vengono proposti alcuni audio inediti di Olindo e Rosa nell’ultimo mese trascorso da persone libere. “Intercettazioni fondamentali e mai analizzate a processo” affermano gli autori.