Lo Stato risponde all’antistato. Avanti a testa alta, senza indietreggiare di un millimetro. La pensano così i responsabili del Progetto San Francesco, iniziativa per contrastare le mafie nel mondo del lavoro, finita al centro dell’attenzione nelle ultime ore, dopo il blitz contro la ‘ndrangheta che giovedì ha portato all’arresto di 27 persone, di cui 11 accusate di essere affiliate alla locale di Mariano Comense. Nell’ordinanza firmata dal gip di Milano si parla anche di loro, o meglio del Centro studi sociali contro le mafie realizzato – all’interno del progetto – ina una villetta confiscata alla ‘ndrangheta a Cermenate, in via Di Vittorio. Un affronto, uno smacco da purificare con l’esplosivo secondo uno degli arrestati, intercettato mentre faceva un sopralluogo all’esterno della casa assieme a un compare, per progettare un attacco poi non andato in porto. Quel che emerge dalle carte è che il Progetto San Francesco – al quale aderiscono strutture della CISL, associazioni, istituzioni comunali, istituti scolastici e personalità della cultura e del giornalismo – era nel mirino dei malavitosi, proprio per il suo impegno contro le mafie, proprio in quella villetta confiscata.