Anticipare i trend, indirizzare i flussi. Offrire servizi personalizzati. Queste le tre caratteristiche dell’economia contemporanea a cui, anche il settore turistico, cercherà di adeguarsi per stare al passo con la società. Gli strumenti per farlo però esistono già e sono i big data, le informazioni digitali.
Arte, cibo, made in Italy, tre colonne del Bel Paese, sono indubbiamente tre fattori che creano tanti dati. Per Paolo Cuccia, Presidente Gambero Rosso e ArtTribune, rappresentano “una grandissima opportunità se impariamo a gestirli. Se impariamo a raccontarli. Se in particolare impariamo a selezionarli in base alla qualità”.
I dati da soli però non bastano. Serve una rete che li interpreti, li studi e quindi li rielabori. Soprattutto in un settore complesso come quello turistico. Al convegno organizzato dal Comune di Como in collaborazione con Fondazione Volta e Lions Club International, “Big Data e Turismo 2.0”, i 16 relatori (tra studiosi, esperti e professionisti) hanno parlato proprio di questo. E cioè di come mettere a sistema la mole di dati e gli attori (locali, nazionali e internazionali) del comparto. “Noi dobbiamo avere rispetto delle grandi piattaforme internazionali ma le chiavi di lettura, le chiavi dei percorsi devono essere nostre” ha precisato Cuccia, “l’Italia è il più grande giacimento di biodiversità. Il più grande giacimento di beni storico e culturali. Le chiavi dobbiamo averle noi in tasca”.