“Grazie socio”. Una frase che sarebbe stata pronunciata dal consigliere comunale di Como Antonio Tufano, esponente di Fratelli d’Italia, in una telefonata con uno dei fermati nell’ambito della maxi inchiesta sulla ‘ndrangheta.
Il nome di Tufano compare nelle oltre 1.400 pagine del decreto di fermo nel quale si affrontano anche aspetti relativi alla presunta vicinanza tra i clan della ‘ndrangheta ed esponenti politici soprattutto della provincia di Como. Il consigliere comasco avrebbe avuto, secondo gli inquirenti, “un legame solido” con il fermato, arrivando anche a fargli da garante verso altri candidati che avrebbero chiesto l’appoggio elettorale dei calabresi per le elezioni amministrative a Lomazzo.
Antonio Tufano, che, occorre precisarlo, non è indagato, ha deciso di autosospendersi dal partito. Sottolinea il suo avvocato, Simone Gatto: “Antonio Tufano non è indagato, la sua condotta è stata ineccepibile. E’ a totale disposizione della magistratura per ogni chiarimento. Purtroppo la politica porta inevitabilmente a conoscere persone sbagliate senza esserne consapevoli. In futuro, prima di chiedere un voto andrà chiesto il casellario penale. Per estrema serietà comunque Tufano si autosospende dal partito in attesa che i fatti vengano chiariti”.
Tra gli amministratori coinvolti nell’inchiesta compare anche Luciano De Lumè, ex consigliere comunale di Fino Mornasco, tra i destinatari dei provvedimenti di fermo.