Rianimazione aperta 24 ore su 24 per i familiari dei pazienti all’ospedale di Cantù. Al via la sperimentazione al Sant’Antonio Abate. L’accesso alla terapia intensiva, che conta 6 posti letto, non sarà più regolamentato da orari rigidi, per consentire una maggiore vicinanza al malato, anche se bisognerà seguire alcune indicazioni. Un visitatore per volta nel reparto, anche se durante il giorno sarà consentita l’alternanza di più persone, evitando però repentini avvicendamenti. Per l’ingresso è previsto l’uso di mascherine solo se il visitatore è affetto da malattie delle vie respiratorie, mentre all’ingresso e all’uscita è obbligatoria l’igiene delle mani. “Il familiare – spiega il primario del reparto Gianmario Monza – è invitato ad allontanarsi dalla stanza in caso di emergenze, manovre rianimatorie e invasive, accettazione di nuovi pazienti, indagini radiologiche e durante l’igiene dei pazienti. Può rimanere durante le altre pratiche assistenziali fatta salva la volontà del paziente”. Distanze azzerate anche tra parenti e medici che forniranno le informazioni cliniche preferibilmente dalle 13 alle 16. “Da tanto tempo si parla di terapie intensive aperte – specifica Monza – Si è passati dai cosiddetti reparti off limits all’accesso per qualche ora al giorno. Familiari e visitatori hanno libero accesso nel 70 % delle Terapie intensive svedesi”. In Italia, invece, il tempo di visita è limitato a circa due ore al giorno e solo in una ventina di reparti di tutto il Paese non c’è un limite orario. L’obiettivo della sperimentazione è puntare l’attenzione sulla cura della persona e non soltanto della malattia. “Esistono provate evidenze sui benefici della presenza dei cari al letto del malato – dice ancora Monza – mentre non ne esistono sull’aumento di infezioni correlate alle visite dei familiari. Inoltre, bisogna chiedersi cosa desiderano i pazienti. Si completa, così, il triangolo della cura con l’aggiunta di un nuovo fondamentale elemento: i familiari”.