Terzo rinvio del processo ai tredici indagati per l’irruzione degli skinhead, il 28 novembre del 2017, durante una riunione dei volontari della rete Como senza frontiere, nel Chiostrino di Sant’Eufemia. L’udienza fissata per questa mattina si è trasformata in un nulla di fatto e in un nuovo rinvio al 9 novembre prossimo. Lo slittamento è legato a un cambiamento del giudice.
A Como, secondo quanto ricostruito nel corso dell’indagine, era arrivato un gruppo di esponenti del Veneto Fronte Skinheads, provenienti da diverse zone della Lombardia e anche da altre regioni. Dopo l’irruzione, avevano costretto i volontari ad ascoltare la lettura di un comunicato contro il lavoro dei volontari che assistono i migranti.
La prima udienza del processo era stata fissata nel mese di dicembre dello scorso anno ma era saltata per un difetto di notifica. Nel maggio scorso un nuovo rinvio per un errore procedurale. Dal decreto di citazione a giudizio all’udienza erano trascorsi 57 giorni e non i previsti 60 e le difese hanno sollevato l’eccezione, facendo slittare nuovamente l’udienza. Oggi era attesa la partenza del procedimento, ma c’è stato solo il terzo rinvio.
Nell’udienza di oggi era atteso anche lo scioglimento della riserva sulle richieste di costituzione di parte civile presentate da 12 dei presenti all’irruzione e da Anpi, Cgil, Associazione Luminanda, Arci, Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista, tutti firmatari del manifesto della rete Como Senza Frontiere.
“Il procedimento è stato assegnato a un altro giudice e questo ha causato un nuovo slittamento – dice l’avvocato Gianluca Giovinazzo, che assiste persone e gruppi che hanno chiesto di essere parte civile – Non abbiamo potuto fare altro che prendere atto del nuovo rinvio al 9 novembre. Siamo rammaricati e dispiaciuti, sono passati quasi quattro anni e non siamo ancora riusciti ad aprire il dibattimento. La situazione dei tribunali è questa, manca personale, siamo dispiaciuti. Speriamo che non ci siano altri impedimenti la prossima volta”.