Nessuna, ulteriore perizia psichiatrica. La Corte d’Assise di Como ha respinto la richiesta della difesa di sottoporre a un nuovo esame per valutare la capacità di intendere e di volere Ridha Mahmoudi, il tunisino di 53 anni a processo con l’accusa di omicidio volontario premeditato per la morte di don Roberto Malgesini.
L’avvocato Sonia Bova, nell’udienza di oggi in Tribunale a Como ha annunciato la nomina di un consulente tecnico di parte, Mario Pigazzini e ha ribadito la richiesta di una nuova valutazione. “E’ fondamentale la perizia e ci sono grandissimi dubbi sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti”, ha sottolineato il legale. Alla richiesta si è opposto il pubblico ministero Massimo Astori, titolare dell’inchiesta: “Non sono emersi elementi per dire che Mahmoudi non sia imputabile – ha detto – L’interrogatorio di oggi è anzi un segno della sua assoluta presenza”. Opposizione alla richiesta anche del legale delle parti civili Maurizio Passerini.
I consulenti
L’udienza di oggi è servita per ascoltare gli ultimi testimoni, i consulenti che hanno partecipato alle indagini. Il genetista Carlo Previderè ha analizzato le tracce repertate dalla scientifica. “Sull’arma del delitto – ha spiegato mentre alla Corte è stato mostrato il coltello che ha ucciso don Roberto – c’erano il sangue della vittima e dell’imputato, di don Roberto in particolare sulla punta e dell’imputato sull’impugnatura”.
L’anatomopatologo Giovanni Scola, che ha effettuato l’autopsia, ha spiegato come “la vittima è stata colpita da numerosi fendenti, di cui uno solo mortale al polmone sinistro, mentre le altre ferite, superficiali, sono tagli tipici di una colluttazione, di un tentativo di difesa”. “Quando la vittima era ormai inerme – ha aggiunto – l’aggressore ha infierito ulteriormente sul corpo”.
Nicola Molteni è lo specialista che ha effettuato la consulenza psichiatrica su Mahmoudi. Ha ribadito come fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti che gli sono contestati. Lo specialista ha parlato di “comportamento antisociale”. “E’ una persona che pretende di avere tutto – ha detto – e se non ottiene quello che vuole aggredisce”. “L’assenza di rimorso è in linea con la personalità dell’imputato – ha aggiunto – E’ imputabile ed era consapevole di quello che andava a fare”.
La prossima udienza
Chiusa l’istruttoria, respinta la richiesta di una nuova perizia, si torna in aula il 28 ottobre per la requisitoria del pubblico ministero Massimo Astori.