Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori: pubblici, privati e autonomi. Devono essere provvisti di certificazione verde anche i volontari, i collaboratori e i fornitori che si recheranno nei luoghi di lavoro. Mancano soltanto tre giorni a quello che è già stato ribattezzato il “D Day del lavoro”. Dopo sanità e scuola l’obbligo di certificazione verde sarà esteso – a partire dal 15 ottobre – anche agli altri dipendenti pubblici e delle aziende private. L’obbligo resterà fino al 31 dicembre, termine dello stato di emergenza.
L’estensione del Green pass – oltre ad animare il dibattito politico – porta con sé inevitabilmente una serie di domande pratiche su chi e come si dovranno svolgere i controlli e soprattutto su cosa potrà accadere a chi rifiuta di esibire il documento. Argomenti al centro anche del confronto con il mondo sindacale.
“Il 15 ottobre si rischia il caos – è l’allarme lanciato da Vincenzo Falanga, segretario generale della Funzione Pubblica della Uil del Lario – Sono diverse le problematiche ancora irrisolte che riguardano l’organizzazione legata ai controlli. Mancano strutture, enti e servizi dedicati. Sul territorio sono diverse le aziende che dovranno regolamentarsi. Occorre individuare una figura preposta ai nuovi protocolli e alle verifiche dei documenti”. Poi Falanga aggiunge: “Le linee guida del pubblico impiego prevedono test di verifica che possono essere effettuati o all’ingresso in azienda o a campione sul personale. Immagino le difficoltà che potranno riscontrare le sedi di lavoro decentrate o chi ha una gestione del lavoro flessibile. E’ una situazione complicata nel quotidiano. I privati – poi – sembra che al momento debbano autoregolamentarsi”.
Infine Falanga aggiunge: “Il green pass non è soluzione al problema, il sindacato ha da sempre sostenuto che il vaccino obbligatorio è l’unica strada da percorrere”.
I nodi da sciogliere
Due i grandi nodi che restano ancora da sciogliere: il primo la difficoltà delle piccole e medie imprese a individuare i “controllori” disposti a chiedere il Green pass. Il secondo la questione privacy: i dati sensibili sui vaccinati che vanno comunque protetti. Al momento il decreto sul green pass affida la verifica della validità della certificazione verde al datore di lavoro o a un suo delegato, ma non sono ancora chiare le procedure per il settore privato. Il governo è dunque al lavoro per un Dpcm con le disposizioni su controlli e indicazioni sull’applicazione dell’obbligo del green pass.