Frontalieri e lavoratori svizzeri protagonisti insieme nella manifestazione di protesta organizzata oggi a Mendrisio, davanti al mercato coperto, “contro il dumping e lo sfruttamento
e a difesa del lavoro e del territorio”. L’evento è stato organizzato dai sindacati Ocst e Unia e hanno partecipato oltre 300 persone.
Ad accendere la protesta il contratto collettivo di lavoro siglato dal sindacato TiSin, vicino alla Lega dei Ticinesi, con almeno tre aziende del Mendrisiotto, che prevede retribuzioni minime inferiori a quanto previsto dalla legge sul salario minimo, che entrerà in vigore a dicembre.
I manifestanti hanno gridato e scritto sugli striscioni “vergogna”, facendo riferimento al contratto. “Qui si tratta di difendere i diritti di tutti e non di difendere un monopolio”, ha ripetuto il segretario dell’Unia Giangiorgio Gargantini. I rappresentanti sindacali hanno invitato tutti a unirsi “per creare un rapporto di forza a difesa del mercato del lavoro e del territorio”.
Dal 1° di dicembre prossimo entrerà in vigore anche in Canton Ticino il salario minimo che prevede retribuzioni di almeno 19 franchi all’ora. Calcolando uno stipendio lordo mensile si tratta di 3.500 franchi al mese. Oltrefrontiera il 50% dei contratti sono contratti collettivi e il restante 50% contratti di natura individuale. Con il salario minimo il Ticino adotta un riferimento sotto il quale non è possibile andare, un minimo deciso con un referendum dagli svizzeri stessi. “I contratti collettivi sottoscritti con questo pseudo sindacato – denunciano le organizzazioni sindacali – di fatto aggira il salario minimo e va contro gli interessi dei lavoratori”.