Una moschea di fatto – e non un centro culturale – da chiudere immediatamente. Da Como a Roma, passando per la Regione, la Lega Nord è compatta nel chiedere la chiusura del centro di via Pino, tornato al centro delle polemiche in questi giorni di massima attenzione sul fronte sicurezza dopo gli attentati di Parigi e la notizia del passaggio in provincia di Como, lo scorso agosto, del ricercato numero uno: Salah Abdeslam.
«Sappiamo che le Forze dell’ordine lavorano quotidianamente per prevenire qualsiasi attacco – ha detto in queste ore l’assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione Simona Bordonali – ma chiediamo al Governo di fare di più. Chiediamo che vengano chiusi i luoghi di culto islamici considerati a rischio». Tra i luoghi a rischio l’assessore Bordonali cita anche via Pino, ricordando la relazione dell’Antiterrorismo che nei mesi scorsi, nell’elenco dei centri islamici potenzialmente pericolosi, aveva inserito quello di Camerlata, assieme al centro di via Quaranta a Milano e alle moschee di viale Jenner a Milano e Omar al Faruk a Varese. «Altro che ‘centro culturale islamico’, in via Pino c’è una vera e propria moschea abusiva dove si prega» le fa eco il parlamentare comasco del Carroccio Nicola Molteni, riferendosi al servizio andato in onda ieri sera durante la trasmissione Quinta Colonna, con un collegamento dal Como. A questo proposito il deputato ha presentato un’interrogazione al ministero dell’Interno per chiedere la chiusura della moschea di via Domenico Pino.
Agli attacchi del Carroccio risponde l’assessore al Patrimonio del Comune di Como, Marcello Iantorno, che ribadisce come quella di Camerlata non sia una moschea. «In una moschea – spiega l’assessore – l’attività esclusiva o prevalente è la preghiera, mentre in via Pino ci sono incontri e altre attività, anche se non mancano momenti in cui si prega. Ripeto, quella non è una moschea abusiva altrimenti chi di competenza sarebbe già intervenuto». Sul fatto che i locali di Camerlata siano stati inseriti nell’elenco dei centri a rischio, Iantorno aggiunge: «Le forze di polizia comasche sanno come e cosa controllare e non vedo rischi. La sicurezza è una preoccupazione di tutti, a maggior ragione in questi giorni, ma non creiamo un clima di paura».