Il costo del lavoro è alto. Troppo alto. A cavallo del confine, le aziende italiane non riescono a trattenere gli operai specializzati, che scappano in Ticino. E così, il territorio comasco perde manodopera qualificata.
È l’allarme lanciato dalla Cna di Como. <Secondo i dati disponibili presso l’Ufficio di Statistica del Canton Ticino – scrive l’associazione che rappresenta le aziende artigiane – nel secondo trimestre del 2015 i lavoratori transfrontalieri erano 62.555: tra questi, 10.678 artigiani ed operai specializzati. In particolare, per le figure addette a professioni ad alto contenuto scientifico ed intellettuale si registra un incremento del flusso verso le imprese ticinesi pari al 195% in dieci anni>.
Dopo essere stato formato dalle scuole e dalle imprese italiane, l’operaio specializzato si sposta in Ticino. Alla base di questa fuga, un gap di competitività tra le aziende italiane e svizzere sul costo del lavoro. <Le componenti non salariali del costo del lavoro in Italia sono al 28,2% del totale, in Svizzera al 20,9%: una differenza in grado di spostare molto la bilancia competitiva a favore delle imprese ticinesi>, scrive la Cna di Como.
<Già nella Legge di stabilità 2016 – dice Enrico Benati, presidente dell’associazione – serve una misura di supporto fiscale alle imprese italiane situate in prossimità del confine con la Svizzera, al fine di ridurre il divario e di permettere una più efficace azione di mantenimento della manodopera qualificata e delle competenze specialistiche>.