Quando non esisteva l’elettricità, il tavolo da gioco era illuminato da una candela. Se la posta in palio era molto bassa, il costo della candela superava il premio. Di qui, il modo di dire: il gioco non vale la candela. Utilizzato per indicare uno sforzo che non è opportuno compiere, più un generale un’azione non conveniente.
Valutazioni che, tuttavia, pare non competano alla macchina burocratica italiana, che si mette in moto indipendentemente dal fatto che il gioco valga o meno la candela. A Como un esempio lampante: la polizia locale ha avviato una procedura bonaria di riscossione per un credito di settanta centesimi di euro.
Ad agosto 2014 un cittadino prende una banalissima multa da 41,70 euro, per una semplice violazione del codice della strada. Per sbadataggine o per un errore, l’automobilista paga 41 euro, dimenticandosi dei famigerati settanta centesimi di euro. Un credito che tuttavia non è sfuggito agli uffici della polizia locale di Como. In data 22 ottobre 2015, i funzionari inviano all’automobilista l’avviso bonario, con tanto di bollettino prestampato da 70 centesimi di euro. <Sono comunicazioni che a noi non costano nulla perché è un lavoro compreso nel canone che corrispondiamo alla ditta esterna che si occupa di questi servizi – precisa Donatello Ghezzo, comandante della polizia locale di Como – E non possiamo stabilire arbitrariamente a chi inviare e a chi no l’avviso bonario. Il nostro compito è cercare in tutti i modi di recuperare il possibile. Ad ogni modo – conclude il comandante – per crediti sotto i 10,33 euro non si procede alla riscossione coattiva>.