<Abbiamo deciso noi di interpellare l’Anticorruzione prima dell’approvazione dell’ultima perizia di variante. Se non l’avessimo fatto, forse l’autorità sarebbe intervenuta in corso d’opera. Non so dirlo con certezza ma è possibile. E già accaduto per Expo>.
Parole del sindaco di Como, Mario Lucini, che riflette sul “costo” – in termini di tempo – di un’operazione importante ma, sulla carta, non obbligatoria. Il Comune infatti non era costretto a trasmettere il progetto del lungolago ad Anac. L’opera aveva già incassato il parere favorevole di tutti gli enti coinvolti. E se Lucini avesse spinto sull’acceleratore, ora magari il cantiere sul lungolago sarebbe a un altro punto. Il sindaco, però, ha premuto sul freno e ha deciso di interpellare Anac: scelta <utile e prudente>, dice. Il progetto è stato inviato all’Anticorruzione a gennaio 2015. Se tutto andasse per il verso giusto, servirebbero altri tre mesi prima di uscire dall’impasse. Quindi, l’istruttoria Anac ha spostato in avanti i tempi di circa un anno. <Ne è valsa la pena – dice Lucini, ragionando a voce alta – non è l’asfaltatura di una strada, ma un cantiere complesso, che ha vissuto mille traversie. E’ stato utile, corretto e prudente sentire Anac. Per evitare intoppi in futuro e per avere un parere diretto dall’autorità preposta al controllo degli appalti. Tengo a precisare – conclude il sindaco – che l’Anticorruzione comunque non ha avuto nulla da dire sui contenuti tecnici>.
Quel che l’Anac ha contestato è la misura qualitativa e quantitativa della perizia di variante: sarebbe stata necessaria una nuova gara d’appalto, secondo gli ispettori romani. Per evitare questa ipotesi, salvaguardando comunque la terza perizia di variante, tra le modifiche al progetto il Comune ha tolto alcune opere dall’appalto principale e le ha inserite in un appalto separato, dedicato alle finiture.