“Vogliamo verità e giustizia per i nostri cari, non chiediamo altro. Non siamo interessati ai risarcimenti ma solo ad accertare cosa sia accaduto”. Dopo l’archiviazione delle richieste di nuove indagini avanzate da centinaia di famiglie coinvolte nello scandalo del forno crematorio di Biella, i parenti delle vittime hanno creato il comitato “A casa con me”, con l’obiettivo di continuare a battersi per arrivare alla verità.
L’inchiesta sul crematorio di Biella era sfociata nel 2018 nell’arresto degli allora gestori dell’impianto, accusati di gravi irregolarità nelle cremazioni, con l’ipotesi di ceneri dei defunti confuse, mischiate o persino gettate tra i rifiuti. Decine i comaschi coinvolti. Solo alcune delle vittime però sono state comprese tra le parti civili, mentre la posizione delle altre famiglie è stata archiviata. “Quando siamo venuti a conoscenza dell’archiviazione – dice la presidente del Comitato, Laura Attena – il dolore, la sfiducia, la delusione e l’indignazione sono stati molto forti e abbiamo deciso di continuare a batterci per avere giustizia”.
L’avvocato
“Nel processo sono entrate solo le famiglie dei defunti cremati nel breve periodo in cui i carabinieri hanno effettuato riprese e intercettazioni ambientali che mostrano cremazioni multiple e altre irregolarità – spiega Massimiliano Gabrielli avvocato che collabora con il Comitato – Altre 500 e più persone hanno comunque presentato una querela e chiesto di estendere gli accertamenti, non per una rivendicazione economica ma solo per capire la verità. Sono famiglie che non sanno il reale contenuto dell’urna che hanno ricevuto. E’ inaccettabile”.
Le richieste
Molte famiglie hanno pagato di tasca propria accertamenti, che avrebbero confermato le irregolarità. “Auspicavamo davvero una riapertura delle indagini – concludono i portavoce del comitato – I nostri cari meritano giustizia”.