Il giudice delle indagini preliminari di Biella ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero per il caso dello scandalo del forno crematorio della città piemontese. Inascoltata la richiesta di centinaia di famiglie, tra le quali più di trenta della provincia di Como, che avevano chiesto un supplemento di indagine su quello che era accaduto ai loro cari.
Gli arresti
L’inchiesta sul crematorio di Biella era sfociata nel 2018 nell’arresto degli allora gestori dell’impianto, accusati di gravi irregolarità nelle cremazioni. Si ipotizzava addirittura che le ceneri dei defunti fossero state confuse, mischiate o persino gettate tra i rifiuti. Decine i comaschi coinvolti perché l’impianto piemontese era uno dei riferimenti data la chiusura di quello di Como.
Non tutte le vittime sono state comprese tra le parti civili del fascicolo principale del processo. Per decine di famiglie infatti, la procura di Biella aveva chiesto l’archiviazione, ora accolta. Per il giudice “non ci sarebbero prove che le condotte contestate siano state commesse ai loro danni”.
Famiglie escluse
Le circa 480 famiglie che non potranno neppure sperare nella giustizia avevano accompagnato i loro cari all’impianto di Biella per la cremazione proprio nel periodo in cui, secondo quanto ricostruito dall’accusa, gli indagati avrebbero gestito in modo illecito l’attività.