Più coraggio per costruire il futuro, puntando sulla qualità e non sulla quantità, meno malinconia per un passato considerato più semplice. E’ la ricetta per uscire da sette anni di crisi lanciata oggi dal presidente di Ance Como durante l’assemblea per i 60 anni dell’ex Collegio delle Imprese Edili ed Affini della provincia di Como. Nella sua relazione il numero uno dei costruttori comaschi non ha risparmiato critiche alla sua stessa categoria, ricordando come i responsabili della tenuta finanziaria delle imprese siano gli stessi imprenditori e non le banche, certamente non esenti da colpe. Parole pesanti nei confronti della politica. Se da una parte Guffanti ha elogiato i consiglieri regionali e i parlamentari di oggi e di ieri per i risultati conseguiti, dall’altra ha puntato il dito contro gli amministratori (sindaci e assessori) che si improvvisano urbanisti pur non avendone competenze e contro i funzionari pubblici che interpretano le leggi in modo restrittivo per “un’egoistica tutela personale”. Inevitabile un riferimento al capitolo tasse. “Il profitto delle imprese – ha spiegato Guffanti – viene cannibalizzato da una fiscalità vorace quanto miope, simile ad un famelico sciame di cavallette”. Il numero uno degli edili ha però precisato come la categoria non abbia mai chiesto l’abolizione in modo generalizzato dell’Imu sulla prima casa. Infine, un ultimo affondo contro i “saccenti che autodichiarandosi detentori del senso del bello protestano contro qualsiasi opera”, definiti dal numero uno di Ance Como fautori del “conservatorismo di comodo”.