Il quadro che riguarda il mercato del lavoro nell’anno 2020, quello dell’inizio della pandemia, appare drammatico e preoccupante, anche in provincia di Como, dove erano quasi 261mila gli occupati lo scorso anno, oltre 5mila in meno rispetto al 2019. Emerge da uno studio della Uil del Lario, basato su dati Istat.
Il tasso di occupazione nel 2020 è al 65,70%, con un calo dell’1,46% rispetto all’anno precedente. Agricoltura-silvicoltura-pesca, industria, costruzioni, commercio-alberghi e ristorazione sono i settori produttivi che nel 2020 sul territorio lariano hanno fatto registrare un calo occupazionale rispetto all’anno precedente. Mentre, nelle altre attività dei servizi si è segnato un aumento.
I disoccupati a Como nel 2020 sono stati 14.722, con un tasso del 5,34%, e sono diminuiti di 3.597 unità. Quasi 10mila in più gli inattivi in provincia, che nel 2020 arrivano a 116.669.
“I dati Istat fanno emergere gli effetti drammatici dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro – commenta Salvatore Monteduro, segretario generale della Cst Uil del Lario – Solo il divieto dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali hanno evitato conseguenze ancora più pesanti. Sono stati più di 40mila i lavoratori in cassa integrazione nelle province di Como e Lecco nell’anno 2020. Non deve trarre in inganno la diminuzione del numero di disoccupati rispetto all’anno precedente – spiega Monteduro – La maggioranza è diventata inattiva per effetto dello scoraggiamento nella ricerca di un lavoro e questo è preoccupante. In questo quadro disarmante, e con una situazione epidemiologica in peggioramento, vanno assolutamente e celermente prorogate le misure emergenziali di sostegno al reddito, gli ammortizzatori sociali, il blocco dei licenziamenti e le deroghe ai contratti a termine”.