Da oggi i giardini di piazza del Popolo a Como sono dedicati a Norma Cossetto. Questa mattina è stata svelata la targa che intitola alla studentessa universitaria istriana martire delle foibe lo spazio verde di Piazza del Popolo. Alla cerimonia, che non a caso si è svolta nella giornata internazionale della donna, erano presenti il sindaco della città Mario Landriscina, l’assessore alle Pari opportunità Elena Negretti e il presidente dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia – comitato di Como Luigi Perini.
LA VICENDA DI NORMA COSSETTO – La storia della studentessa è emblematica dei drammi e delle sofferenze delle donne dell’Istria e della Venezia Giulia negli anni dal 1943 al 1945. Norma nasce in piccolo borgo dell’entroterra istriano. Successivamente si trasferisce a Gorizia, dove frequenta il liceo classico conseguendo la maturità.
Alla fine dell’estate si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia, all’Università di Padova.
Nel settembre del 1943 un gruppo di partigiani titini irrompe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Secondo la ricostruzione dell’epoca la studentessa viene torturata e uccisa. Il suo corpo verrà ritrovato successivamente nelle foibe.”Oggi, 8 marzo, non poteva essere giornata migliore per inaugurare la targa in memoria di Norma Cossetto.
IL COMMENTO DEGLI ASSESSORI – “E’ impressionante vedere la sezione di una foiba – ha dichiarato l’assessore alle Pari opportunità Elena Negretti – I morti si alternano ai detriti, e centinaia di metri separano l’aria da quei corpi straziati, che non hanno trovato pietà neanche dopo aver perso la vita. Nelle rappresaglie non esistevano distinzioni di genere o di età: non era rilevante se la vittima era una donna, un uomo, un bambino, un anziano”.
“Un nome, quello di Norma, simbolo di tante storie sconosciute o dimenticate di donne trucidate nelle foibe che, prima di morire, hanno subito violenze feroci dai partigiani di Tito – commenta l’assessore ai Servizi demografici ed elettorali Francesco Pettignano – colpevoli spesso di essere mogli, madri, sorelle o figlie di persone ritenute condannabili dal regime”.