La sanità comasca, dal 2014 al 2019, dopo l’entrata in vigore della riforma regionale, ha perso 381 addetti. I dati emergono da uno studio pubblicato dalla Uil funzione pubblica del Lario. Il sindacato ha analizzato le assunzioni di personale sanitario della Regione attraverso le Asst, ex aziende ospedaliere e le Ats, ex Asl.
A livello regionale, il personale è sostanzialmente invariato e si registra una crescita di 61 unità per un totale di oltre 102mila addetti a tempo indeterminato e 4.387 a tempo determinato. “Il territorio di Como, invece – sottolinea Vincenzo Falanga, segretario generale della Uil Fpl del Lario – nel 2019 mostra una flessione di 381 unità rispetto al 2014. Di certo incide anche il trasferimento della governance a Varese in Ats Insubria e nell’Ats della Montagna, ma l’impoverimento della sanità comasca è evidente. L’emergenza della pandemia ha dimostrato quanto sia necessaria la riorganizzazione di una sanità più vicina al territorio”.
Dall’inizio della pandemia, per far fronte all’emergenza Covid gli organici delle Asst in Lombardia sono state integrati con circa 1.600 infermieri, 93 dei quali sono stati destinati all’Asst Lariana. “Sono ancora pochissimi – dice Falanga – Già prima della pandemia il sistema sanitario mostrava tutte le sue criticità, con le lunghe liste d’attesa per le prestazioni ambulatoriali e di ricovero per alcune patologie, nonché le ore di attesa ai pronto soccorso”.
“L’assistenza domiciliare e la medicina territoriale devono essere rafforzate non solo con l’infermiere di famiglia ma anche con le altre professioni sanitarie”, si legge ancora nello studio della Uil. Il territorio ha carenze anche per quanto riguarda il numero di medici di medicina generale, di operatori socio sanitari e tecnici di radiologia. “Si tratta di figure indispensabili, che possono gestire i pazienti evitando il continuo recarsi in ospedale e favorendo gruppi multi-specialistici”, prosegue la nota del sindacato.
“Chiediamo a tutti gli interlocutori Istituzionali di porre in essere tutti gli strumenti normativi e finanziari per evitare di disperdere la tutela della salute pubblica” conclude Falanga.