Un deficit tra bit e mattoni. La provincia lariana ha notevoli problemi di povertà educativa, ancor più evidenti a causa dell’emergenza Coronavirus che ha imposto la via del digitale ma l’accesso alla rete veloce è tutt’altro che omogeneo sul territorio Comasco. E se nell’immediato si tornasse a scuola si dovranno fare i conti con edifici vetusti e quindi di complicata manutenzione.
È quanto emerge dai dati pubblicati dal rapporto di Openpolis sulla povertà educativa presentato ieri a Milano e curato in collaborazione tra “Con i bambini – impresa sociale” e “Fondazione openpolis” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Nei mesi di didattica a distanza è emersa tutta la differenza tra chi ha potuto partecipare attivamente alle lezioni e chi invece ha avuto più difficoltà.
Prima della pandemia nella banda larga ultraveloce (connessioni superiori a 100 Mbps) il dato lombardo (34% delle famiglie potenzialmente raggiunte) era poco distante dalla media nazionale (36,8%). Disomogenea come si evince dai dati della ricerca la percentuale di famiglie raggiunte dalla rete fissa: il 47% a Como, a Erba l’11%, a Cantù il 18%, a Mariano il 6% e a Lomazzo il 41%, a Novedrate il 29%.
“Purtroppo – ha detto l’assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità, Alessandra Locatelli – l’accessibilità alle opportunità formative non è sempre garantita e la crisi economica, derivante dalla grave emergenza pandemica, ha contributo a peggiorare la situazione”.
Sul fronte scuole sono il 20,43% gli edifici scolastici vecchi in Lombardia. Un dato che supera la media nazionale (17,83%) di quasi 3 punti percentuali e che aumenta ulteriormente nella provincia di Como: 24,10% (un edificio è classificato come vetusto quando ha più di mezzo secolo sulle spalle).